Da domani una mostra fotografica su Craco negli ambienti dello ‘Spazio dell’Angelo’
Verrà inaugurata domani, sabato 14 settembre, alle ore 18.30, nei suggestivi ambienti dello “Spazio dell’Angelo”, in via Sant’Angelo 68, nei Sassi, la mostra fotografica di Ninì Candela “Craco 1963 – 2013: Le stanze della memoria”. All’inaugurazione dell’iniziativa, voluta dall’artista Nicola Filazzola e patrocinata dal Comune di Matera e dal Comune di Craco, interverranno, oltre allo stesso Filazzola, i sindaci di Matera e Craco, Salvatore Adduce e Giuseppe Lacicerchia, Domenico Notarangelo, giornalista e scrittore, Giovanni Viceconte, medico.
“Non avevo mai visto un intero paese abbandonato. Quando scoprii Craco a metà degli anni ’80 – afferma Ninì Candela – fui subito immerso in una atmosfera di straniamento e di sospensione del tempo. Ci andavo quasi sempre da solo, era una delle prime visite appena arrivato a Ferrandina. Non so perché ci arrivai così tardi, forse inseguivo altre fantasie, ma fui ancora in tempo per vedere gli ultimi panni stesi al sole. Mi capitava di incontrare anche qualche persona, le poche rimaste, affacciate a chiacchierare al muretto della piazzetta o intente ad accudire piccoli orticelli in vasi di fortuna. Percorrevo con palpitazione stradine anguste su cui si aprivano porte buie che varcavo timoroso. Calpestii di passi e fruscii di ali mi facevano trasalire nel silenzio irreale del paese. Imprudentemente temevo più gli incontri inaspettati che le macerie e i crolli. Assaporavo l’ebbrezza della solitudine, la sfida dell’esplorazione e il dominio della paura. Benchè fossero trascorsi oltre venti anni da quel 1963 ritrovavo brandelli di vita ovunque. Ma è stato nei successivi venti che si è compiuta la vera distruzione, quella lenta e inesorabile del tempo. Molte case buie hanno visto il cielo turchese e le macerie in grossi blocchi sono state finemente sminuzzate e ridotte in polvere. Ad ogni ritorno purtroppo lo sguardo coglieva anche i segni violenti delle sistematiche spoliazioni. Gli affreschi e i colori raffigurati in queste immagini, invecchiate nel frattempo con me, sono ormai sbiaditi se non scomparsi. Mi auguro che la memoria di queste stanze tramandata attraverso le immagini possa contribuire ad arricchire e valorizzare il patrimonio culturale di Craco”.
“L’originalità di Candela, il suo apporto alla già ricca narrazione che la fotografia ha prodotto sullo stato di abbandono di Craco (penso al grande lavoro di Ada Masella per Sette, il settimanale del Corriere della Sera), sta – scrive Filazzola nelle note del catalogo – nel non essersi limitato a fermare “il tempo consunto”, la spettralità del paesaggio, ma nell’aver oltrepassato la soglia di ciò che rimane ancora delle vecchie abitazioni e colto con la mitica Nikon F gli ultimi brandelli, e qualche lontano segno di civetteria del paese, che, nei racconti che ascoltavamo da bambini, era ricordato per le storie di agguati, di fughe amorose. Sembrava che tutte le avventure umane, non conoscessero altri confini che quelli delle campagne assolate di Craco. Un reliquario di immagini per richiamare l’attenzione sull’antico borgo, sospeso tra chi lo considera un corpo senza alcun futuro, un ricovero per sole capre, o più atrocemente un simbolo dell’indifferenza e della incapacità di leggere il territorio, e chi come Ninì Candela ne auspica, invece, il più rapido recupero, se non lo si vuole vedere cancellato del tutto, e se si vuole restituire a quell’area vastissima della Basilicata, oggi mortificata per l’assenza di uno dei suoi più importanti siti urbani, tutto il carattere magico di un tempo”.
La mostra resterà aperta dal lunedì al sabato, dalle 17 alle 20, fino al 20 settembre.
Ninì Candela nato a Ferrandina, vive a Brescia dove ha esercitato la professione di medico. A testimoniare l’antica passione per la fotografia mostra con orgoglio una vecchia immagine che lo ritrae nel giorno della prima comunione con una Bencini Comet al collo.
Viaggiatore avventuroso da sempre, nel ’72 parte con una 500 per l’Afghanistan e attraversa il mitico Khyber Pass solo per aver visto da bambino il film I lancieri del Bengala del 1934 con Gary Cooper. Successivamente compie numerosi viaggi in Turchia e nelle regioni orientali del paese da cui trae la mostra “Kurdistan, il paese che non c’è” (Convento di Santa Chiara, Ferrandina 2010). Nell’ultimo viaggio sposa ad Istanbul Giovanna sua compagna da sempre.
Visita i paesi del sud-est asiatico e torna più volte in Cina da cui riporta un curioso e ammiccante reportage presentato nella mostra “Cina, non solo gambe” (Circolo ARCI Linea Gotica, Ferrandina 2011), in cui rende omaggio al film L’uomo che amava le donne di Truffaut. Quest’ultima riproposta a Rotonda nel 2013. Tra le mostre recenti “Io leggo tu leggi” nella Biblioteca Provinciale Comi di Lecce nel 2012. Nel suo ultimo viaggio ha attraversato i paesi dell’Asia centrale lungo la Via della Seta. Torna sempre più spesso e più a lungo nella casa di campagna di Ferrandina dove s’incammina fantasticando lungo sentieri che portano in luoghi meravigliosi mai visti prima.