Dal recupero delle case vuote nuova linfa vitale all’economia
Il recupero e la riconversione delle case vuote o abbandonate devono costituire l’obiettivo prioritario della nuova amministrazione che si andrà ad insediare fra qualche mese. Secondo recenti dati, a Pisticci, a fronte di un patrimonio abitativo pari a 5899 abitazioni, -che corrispondono a 22045 stanze, per una media di 3,7 stanze per singola casa- esistono anche 3204 abitazioni non abitate-8341 stanze-, ossia uno dei più elevati numeri della provincia. L’alta e costante incidenza è da collegarsi certamente alla stato di degrado di molte case ma anche ai processi di emigrazione verso altri lidi e costruzione di nuove e più confortevoli abitazioni fuori dal centro abitato. I nuovi orientamenti di chi sarà chiamato a governare non possono né devono prescindere avulsi dalla valorizzazione e dal rilancio del patrimonio urbanistico esistente, ignorando il quale non si vede quali altri obiettivi poter raggiungere. Un esempio ed una importante lezione in tal senso ci viene trasmessa da quei nostri antichi antenati che in maniera collettiva e lodevole ricostruirono la parte del paese franato nella notte del 9 febbraio 1688 rinunciando a trasferirsi in altre abitazioni più confortevoli ed in contrade lontane dal loro paese, dando un significativo esempio di grande attaccamento alle proprie radici. Ed oggi quel nuovo villaggio da essi ricostruito con materiale di risulta e dalla spontanea architettura mediterranea e antisismica è tra le cento meraviglie dell’Italia da salvaguardare. Ma, nonostante la rimozione del decreto di trasferimento il Dirupo giace lì inerte e subisce passivamente la sorte di altri quartieri. I visitatori, e sono numerosi, lo visitano superficialmente, si meravigliano per la mancanza di servizi e di opere, scattano qualche foto e vanno via. Eppure può costituire al pari dei Sassi di Matera una attrattiva importante. Ed a poca distanza la Chiesa di San Rocco, progettata dal celebre urbanista Bruno Ernesto La Padula, è ancora chiusa al culto. Tutti gli sforzi dunque devono essere protesi a rigenerare urbanisticamente e socialmente questo antico quartiere rivalutando anche il turismo interno e collinare.
Giuseppe Coniglio