Derby a porte chiuse, il no dei sindaci
Ieri il Casms (Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive) ha deciso che la gara di campionato tra Lecce e Bari, in programma il 6 gennaio in Salento, si giocherà a porte chiuse.
Decisione che ha trovato in disaccordo i due club, ma anche i sindaci dei due capoluoghi pugliesi, perchè è un derby, una partita molto sentita in Puglia.
Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, oggi ha inviato una lettera al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nella quale chiede di riprendere in considerazione la prima soluzione individuata il 22 dicembre scorso dal comitato tecnico, che introduceva alcune ‘severe condizioni’, o di consentire quantomeno che la tifoseria di casa, notoriamente tranquilla, possa assistere alla partita, permettendo l’acquisto del biglietto solo ai residenti a Lecce e provincia.
Michele Emiliano, sindaco di Bari, si è proposto addirittura di accompagnare i tifosi suoi concittadini: “Siamo in grado di svolgere la partita senza nessun problema, penso che una gioiosa invasione dei baresi non faccia male a nessuno, anzi faccia bene al turismo, se saranno accolti bene come è sempre avvenuto sinora. Decidendo per le porte chiuse, si darebbe un’idea negativa del rapporto tra le due città, e io e il mio omologo leccese saremmo preoccupati”.
Intanto, il ministro Maroni segue la vicenda, perché la conferma delle porte chiuse sarebbe una sconfitta abbastanza cocente per chi, come lui, cavalca l’onda della tessera del tifoso.
Ecco perché il 3 gennaio ci sarà una riunione a Bari dei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica del capoluogo e di Lecce.
Inutile dire che, se se giocasse davvero senza il pubblico, si punirebbero oltremodo i tifosi sani, quelli che vanno allo stadio per divertirsi e per vivere 90 minuti di sport. Significherebbe piegarsi di fronte a pochi facinorosi.