Difficoltà economiche per il Consorzio Asi di Potenza
Che il Consorzio Asi fosse un baraccone mangiasoldi lo abbiamo evidenziato in tempi non sospetti. Oggi, che il commissario Salvatore denuncia pubblicamente la incapacità dell’ente sub regionale di pagare addirittura gli stipendi arriva la conferma di quanto abbiamo sempre sostenuto. E cioè che il consorzio industriale vada soppresso. E invece il commissario Salvatore evidenzia le “conseguenze negative” della mancata approvazione dell’emendamento alla legge di bilancio che prevedeva il raddoppio del contributo annuo già concesso dalla Regione, che da 1 sarebbe dovuto passare a 2 milioni. Che dire, ci troviamo di fronte a gente senza vergogna e senza scrupoli.
I numeri (in termini di debiti e costi) del Consorzio industriale di Potenza fanno tremare i polsi. Chi si ricorda dei 16,750 milioni di euro (oneri complementari compresi) che la Regione ha dato all’Asi per acquisire una serie di capannoni per il progetto Basilicata innovazione e la Fiera a cui si aggiungono i milione di euro stanziato con un emendamento all’assestamento di bilancio 2012 e altri 15 milioni che nel corso degli anni la Regione stanzierà per finanziare un mutuo del Consorzio industriale? In tutto circa 33 milioni di euro, a cui si aggiunge “il maxiappalto di 22 milioni di euro per concedere a terzi la gestione dei depuratori di Melfi e Viggiano. Dopo tre anni di gestione commissariale siamo alla resa dei conti. Salvatore chiede che la Regione intervenga col solito sistema “bancomat”, i sindacati alzano la voce e i lucani, rischiano, ancora una volta di rimetterci. Chi dovrebbe pagare per l’incapacità dimostrata a gestire un carrozzone che produce solo debiti, in cambio di consenso per il centrosinistra lucano si permette addirittura puntare il dito. Della missione iniziale dei consorzi industriali, “promuovere le aree industriali con servizi a costi contenuti” non resta nulla. Restano solo i debiti e gli sprechi. Tutto ciò l’abbiamo detto tante volte eppure nessuno ascoltava.
Gianni Rosa – Fratelli d’Italia