Diossina sulla città, Ilva impunita grazie ai decreti
“Apprendiamo oggi la notizia che il Procuratore della Repubblica Mariano Buccoliero, coordinatore del Pool Ambiente della Procura di Taranto, ha “dovuto” chiedere l’archiviazione dell’inchiesta penale in corso, sebbene si sia accertato che, allorquando tra il 2013 ed il 2015 piovve sul quartiere Tamburi diossina, raggiungendo picchi record di inquinanti, questa provenisse dagli elettrofiltri dell’impianto di agglomerazione dell’ILVA di Taranto, a causa dell’immunità penale garantita ai responsabili dai vari decreti salva-ILVA del Governo Renzi. E’ un altro tassello nella battaglia che la società civile e le istituzioni tutte, ad eccezione del Governo uscente, stanno conducendo contro la prosecuzione dell’attività di ILVA a Taranto, che si aggiunge alla sentenza della Corte Costituzionale n.58 del marzo 2018, con cui è stata dichiarata l’illegittimità costituzione dell’art. 3 del decreto-legge 4 luglio 2015, n. 92, che consentiva la prosecuzione dell’attività produttiva anche nell’impianto ILVA sottoposto a sequestro penale.
Questo non può che rafforzare la linea di azione, in tutte le sedi, anche giudiziarie, condotte dalla Regione Puglia, augurandoci che il gip di Taranto, in sede di valutazione della richiesta di archiviazione, valuti la possibilità di sollevare incidente di costituzionalità dell’art.2 comma 6 d.l. 1/2015 la norma che prevede l’immunità penale”. Lo dichiara il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, con riferimento alla notizia della richiesta di archiviazione al Giudice per le indagini preliminari da parte del sostituto Procuratore Mariano Buccoliero, coordinatore del pool ambiente della Procura tarantina.