Disoccupazione intellettuale
Il numero dei laureati disoccupati è in costante ascesa. Intere generazioni sono cresciute sull’onda di una dolce utopia secondo la quale “più ti qualifichi meglio vivrai”, ma l’equazione LAUREA= LAVORO non è più applicabile al giorno d’oggi. La laurea, una volta considerata la chiave d’onore per l’ingresso privilegiato nel mondo del lavoro, assume, sempre più di frequente, i connotati di un inutile quanto costoso “pezzo di carta”. Anni di studio, importanti rinunce e ingenti sacrifici da parte di famiglie disposte a giocarsi qualsiasi carta nel tentativo di garantire, in tempi di crisi, un futuro ai propri figli: il conseguimento del titolo di studio è stato a lungo considerato come condicio sine qua non indispensabile per una diversa, alta, stabile e remunerativa sistemazione occupazionale.
E invece dopo l’applauso del 110 e lode centinaia e centinaia di curriculum vitæ vengono cestinati ancor prima d’esser letti.
Le università si trasformano, così, in costose fabbriche di esami, di titoli di studio e di amare e frustranti delusioni.
Eppure, nonostante la tragica assenza di sbocchi occupazionali, l’esercito degli studenti si ingrandisce sempre più, quasi incurante di quel grosso buco esistente tra l’istruzione scolastica e le esigenze del mercato del lavoro.
Unica speranza di questa Italia in crisi sarebbe attuare una riforma radicale dell’istruzione a tutti i suoi livelli, capace di adeguarla alla realtà, e procedere ad una programmazione economica tale da assicurare l’utilizzazione intelligente, e non parassitaria, di diplomati e laureati.
Essere in possesso di un alto titolo di studio e venir costretto (dal “ricatto del lavoro”) ad un’occupazione che non corrisponde minimamente al proprio livello di competenza e cultura non è né appagante né remunerativo.
Maria, 25 di Bolzano, laureata con 110 e lode presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa racconta: “Sto cercando lavoro, ma nessuno mi accetta perché non ho esperienza. Come faccio a fare esperienza se nessuno mi permette di imparare qualcosa? D’altro canto non posso restar ferma aspettando Godot. Sto cercando un lavoro ovunque, sono persino andata a chiedere di raccogliere le mele dagli alberi in campagna…e mi hanno mandata via dicendo che prendono solo uomini. A giorni qui vicino si terrà la festa dell’uva, una sorta di sagra con gente che beve vino e sputa in un secchio, però mi danno 70 euro per andare a pulire quel secchio quindi…sputate, sputate pure!”.
(Valentina Focaccia)