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Domani in scena Bones con il teatro Kismet

Si chiama “Bones” lo spettacolo che la compagnia del Teatro Kismet proporrà domani, 15 aprile, alle ore 19, nell’auditorium di piazza del Sedile (ingresso gratuito). L’iniziativa organizzata dal Comune e dalla Provincia di Matera in collaborazione con la Consigliera di Parità e le associazioni materane in rete è stata presentata stamane nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato la presidente del Consiglio comunale, Brunella Massenzio, l’assessore provinciale alle pari opportunità, Antonio Montemurro, Antonia Giacoia, consigliera di parità della provincia, Catia Caponero e Chiara Prascina della rete di associazioni.

In particolare Brunella Massenzio ha spiegato le ragioni per cui il Comune e la Provincia di Matera hanno deciso di organizzare questo spettacolo teatrale. “Questo progetto del Kismet – ha detto la presidente del Consiglio comunale – vuole offrire una proposta di riflessione sul ruolo della donna oggi nella società tentando di ragionare sulla necessità di ricostruire un modello basato sulla persona e non sul corpo”.

“Si tratta – ha aggiunto Giacoia – di far passare un messaggio secondo il quale la donna non è quella che attualmente viene rappresentata dai mass media. Il teatro Kismet, con la sua lunghissima esperienza nell’impegno civile propone uno spettacolo divertente e impegnativo, capace di farci riflettere”. Per l’assessore Montemurro si tratta “di una straordinaria occasione per rilanciare l’importanza che la donna riveste sempre di più nella nostra società con il suo originale sguardo sul mondo”. Catia Caponero di ‘Città Plurale’ ha affermato che “questo modello di donna trasmesso dai mass media distrugge non solo la donna, ma anche gli uomini in quanto non stimola la ricerca dell’originalità”. Chiara Prascina, dell’associazione ‘per la Sinistra’, ha detto che “questa iniziativa è anche il risultato di un percorso partito qualche mese fa all’interno delle associazioni per affrontare la questione femminile dentro il tempo che stiamo vivendo, a partire dal ruolo che la donna ha giocato nelle recenti rivolte del Nord Africa”.

Bones, di Lucia Zotti, con Monica Contini e Deianira Dragone

Sempre più ci sentiamo intrappolati in un mondo che ci guarda e ci giudica. Una maschera può essere la soluzione, una maschera la cui bellezza nasconda il nostro corpo umanamente “difettoso”. Oramai siamo abituati a mimetizzarci tra una schiera di “manichini industriali” anziché rimanere nella cornice della Natura/Autore che ci ha fatti uno diverso dall’altro, ognuno originale, unico. È preoccupante l’effetto di questa tendenza sulla delicata sensibilità degli adolescenti che, sin da bambini, si sentono oppressi dalla legge dell’estetica: l’apparire si antepone a qualsiasi altro problema esistenziale. Gli esteti mediatici impongono un modo di essere che non tiene conto dell’altra faccia del corpo, quella che non si corregge con diete o interventi chirurgici, ma si crea vivendo intensamente, formando la personalità, una bellezza unica.

Lo spettacolo Bones nato per il festival di Napoli, edizione 2009, si è arricchito dell’esperienza svolta con un gruppo di adolescenti di un liceo statale di Bari e si è trasformato in un progetto più articolato. La sua forma attuale comprende un percorso itinerante e interattivo in cui gli spettatori, attraverso sollecitazioni diverse, toccano i temi trattati. Si inizia incontrando installazioni che richiamano l’atmosfera kitsch delle performance televisive, si passa per l’emozionante narrazione del racconto tradizionale La donna scheletro, per giungere infine alla pièce teatrale.

Lo spettacolo si apre con una passerella: le attrici sfilano come indossatrici su una colonna sonora di rumori e frasi da sala operatoria. Seguono piccole storie in cui emergono con forza le difficoltà adolescenziali. Grimilde, madre-matrigna prototipo da mass media, ossessionata dalla ricerca spasmodica e paradossale di una bellezza omologata, prevarica sua figlia in ogni aspirazione e ignora la difficoltà che sta vivendo: una gravidanza precoce. Nell’epilogo tragicomico troviamo i becchini di Amleto mentre tumulano una salma davvero sorprendente.

“Ho paura dell’indifferenza e dell’ignoranza; ho paura per gli adolescenti che crescono con le orecchie piene di suoni, gli occhi pieni di immagini e che non sentono quasi mai le parole: utopia, ideale, sogno. Ho paura di Grimilde.”

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