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E’ morto Enzo Bearzot

Lutto nel mondo del calcio. Enzo Bearzot è morto nella sua casa di Milano, in zona Vigentina, all’età di 83 anni. E’ morto oggi, 21 dicembre, come un altro grande protagonista dell’Italia calcistica, Vittorio Pozzo, capace di vincere 2 titoli mondiali nel 1934 e nel 1938.

Difensore classe 1927,  Bearzot ha vestito la maglia del Torino per 229 volte nella massima serie; una volta smessi i panni di calciatore, ha continuato a seguire i granata dalla panchina, come assistente di Nereo Rocco, il ‘Paron’, uomo esemplare e sempre pronto alla battuta, friulano come lui.

Nel 1975, Artemio Franchi, il più grande dirigente della Federazione, intuisce le qualità di Bearzot e gli affida la direzione della nazionale. Dapprima con Bernardini (fallendo la qualificazione agli Europei 1976), poi come ct unico.

Il primo grande risultato è ai Mondiali di Argentina 1978. Un’Italia che impressiona per il suo gioco, l’unica squadra in grado di sconfiggere i padroni di casa, poi vincitori della competizione nella finale del “Monumental” contro l’Olanda. Gli azzurri arriveranno quarti.   

E’ solo l’inizio di quello che sarà il capolavoro del 1982.

La nazionale parte per la Spagna contro i pronostici della stampa locale, letteralmente scatenata.

Dopo un inizio balbettante (3 pareggi e passaggio del turno solo per differenza reti) l’Italia si trova in un gironcino di ferro, con Argentina e Brasile. Tutti sono convinti che sarà una debacle, ma il gruppo si cementa ancor più, Bearzot inventa il silenzio stampa. Risultato: l’Italia travolge tutti gli avversari, arrivando alla finale del Bernabeu contro la Germania. L’urlo di Tardelli, Pertini che si alza in tribuna e dice: “Ora non ci prendono più”, Nando Martellini che grida 3 volte “Campioni del Mondo”. Immagini scolpite nella memoria degli italiani.

Più che un tecnico, Bearzot è stato un padre calcistico.  Sentendo le parole di Paolo Rossi è proprio così.

Perché il calciatore toscano ha praticamente sfondato in azzurro solo grazie al ‘Vecio’.

Rossi veniva da un periodo difficile, con la spada di Damocle del Totonero 1980. Bearzot lo convoca per il Mondiale spagnolo, preferendolo a Beccalossi.

Nelle prime gare, Rossi sembrava il fantasma di sé stesso. Poi 6 gol in 3 partite, la tripletta decisiva contro il Brasile, la doppietta con la Polonia e il gol del vantaggio in finale.

Enzo Bearzot aveva il record di panchine azzurre consecutive, ben 104. Ha vinto ed è rimasto, non come chi ha vinto, ha fatto le valigie, salvo poi tornare a Coverciano e fare una magra figura ai successivi Mondiali.

Ora, caro Vecio, lassù potrai continuare all’infinito le tue famosissime partite a scopone con Sandro Pertini, sempre con la tua amata pipa in bocca.

Ciao, Enzo.

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