Elezioni, per ‘Lucania Viva’ ci sono ancora segnali preoccupanti
A parte il confortante riscontro derivante dal risultato conseguito dai candidati sostenuti unitamente all’Api, il Movimento ‘Lucania Viva’ considera ancora insufficienti e preoccupanti i segnali politici che provengono dalla tornata elettorale per il rinnovo delle Amministrazioni locali. Basta soffermarsi sui comportamenti e sulle iniziative dei diversi partiti – fa presente il fondatore del movimento, Nicola Manfredelli – per comprendere che la politica italiana continua ancora a rimanere avviluppata su se stessa dimostrando, anche in questa occasione, di non essere capace di affrontare le questioni di fondo e di maggiore rilevanza ai fini della sua stessa credibilità. Se a livello nazionale, tutto viene ricondotto semplicemente al “tifo” verso l’una e l’altra fazione nelle città di Napoli e Milano, senza affrontare i nodi veri del declino politico, economico e sociale italiano, desta non poca preoccupazione, a livello locale, la sostanziale accettazione dell’ineluttabilità ad essere subalterni verso il nord e verso i gruppi di interesse dominanti.
Il fiume di parole che ha fatto seguito ai risultati elettorali non ha contribuito in alcun modo a schiarire le contraddizioni che continuano a persistere, e neanche a delineare un possibile percorso di rinnovamento, da seguire per porre fine al degrado e alla deriva democratica e culturale che ha caratterizzato lo scenario successivo alla “finta” fine della prima repubblica, sopravvissuta, nei fatti, sotto diverse spoglie, per alcuni versi persino peggiori di quelle precedenti. Non possono bastare, per rispondere al bisogno di rinnovamento della politica, le sterili contrapposizioni televisive tra centrodestra e centrosinistra, giocate tutte sul piano della propaganda e del tatticismo politico, trascurando, invece, le questioni che costituiscono i gravi problemi di gran parte della popolazione, in particolare del sud dell’Italia. Sulle elezioni è opportuno, secondo Lucania Viva, mettere in evidenza, non solo l’inutile ricorso alla retorica e al populismo, ma anche e soprattutto, ciò che non si dice, ciò che non si pensa e ciò che non si fa.
Non si dice, ad esempio, che nel gioco delle convenienze tra i due poli, può risultare più utile che per adesso tutto rimanga come prima, e che alla fine non succeda un bel nulla, con buona pace di quanti hanno profuso impegno e passione nel portare avanti le proprie convinzioni politiche.
Non si pensa, ad esempio, che il principale problema da risolvere è quello di superare il “falso bipolarismo” voluto dalle oligarchie partitiche, che ha dimostrato, in questi anni, di aver fallito su tutti i versanti dello scenario politico.
Non si fa nulla, ad esempio, per cambiare la legge elettorale, in modo da ridare protagonismo e importanza alle scelte dei cittadini, piuttosto che continuare a imporre loro di ratificare la volontà delle decisioni di palazzo, così come, rimane del tutto elusa la questione di dare riscontro tangibile alle ragioni del mezzogiorno, sempre più mortificato e sfruttato.
Per quanto riguarda la Basilicata, infine, non si dice, non si pensa e non si fa nulla, per superare la condizione di marginalità e di subalternità di cui soffre, inquadrando e indirizzando nel verso più utile ed opportuno il sostanziale “monopartitismo” che si è realizzato in questa tornata elettorale.