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Elezioni, Stefàno: “Si è chiusa un’era di politiche fallimentari, non torniamo indietro”

“L’Italia ha chiuso la stagione delle leggi ad personam, ha varato le riforme attese da decenni e finalmente ha invertito il trend economico e produttivo negativo, al quale ci avevano condannato i governi di centrodestra. Sarebbe un errore se riconsegnassimo il Paese a chi ci ha già dato modo di misurare gli effetti catastrofici di politiche fallimentari, alle stesse persone che occupano la scena politica, locale e nazionale, da quasi quarant’anni”.

Così Dario Stefàno, candidato al Senato della Repubblica per la coalizione di centrosinistra al Collegio uninominale Lecce – Francavilla e per il Partito Democratico come capolista al collegio plurinominale Puglia Sud, oggi a Francavilla Fontana insieme al sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore e al sindaco di Bari e presidente di Anci, Antonio Decaro.

“Il nemico – è stato detto a più voci – è la rassegnazione, è pensare “tanto nulla cambia”: ma non è così, e questa legislatura ormai alla fase conclusiva ha dimostrato che è possibile tradurre le ambizioni del territorio e delle nostre comunità in realtà, un passo alla volta. Gli indicatori economici ci dicono chiaramente che stiamo uscendo dalla crisi più lunga dal dopoguerra, fermarsi ora significherebbe far tornare indietro il Paese”.

“La credibilità – ha poi sottolineato Stefàno – si misura anche sulla serietà delle cose che fa e che dice. Il mio diretto competitor afferma che c’è “bisogno di forza per sbattere i pugni in sede europea”: evidentemente gli sfugge che in Europa governa proprio la sua parte politica, con FI che esprime il presidente del Parlamento Europeo. Dunque, avrebbero avuto tutti gli strumenti per intervenire, se avessero veramente avuto a cuore i destini dell’Italia.

Certo, resta ancora da capire quale idea di Europa propone il centrodestra, visto che Salvini predica altre ricette. Quel Salvini che parla di dazi, che annienterebbero le ambizioni di crescita delle nostre imprese. Ciò che serve sono regole giuste in mercati aperti: accordi internazionali basati sulla reciprocità, con clausole di salvaguardia vere, con la lotta al falso cibo e la tutela essenziale delle nostre indicazioni geografiche. Per questo serve un governo autorevole e credibile per continuare a lavorare per una Europa diversa e non per tornare ad una dimensionale nazionalista anacronistica e perdente”.

“Tra destre e cinque stelle – ha poi concluso – ritroviamo toni di propaganda simili e una sensibile convergenza sui principali temi politici, indicative di una stessa cultura politica e di uno stesso sguardo divisivo: su immigrazione, Europa, rapporto con la scienza, M5S e Lega parlano la stessa lingua. Una lingua incapace di andare al di là dell’elencazione quotidiana delle paure, abdicando alla responsabilità di indicare soluzioni credibili, sostenibili. Berlusconi promette la pensione di 1000 euro alle casalinghe, Grillo il reddito di dignità superiore ai 1.300 euro al mese. Promesse entrambe irrealizzabili, perché non sostenibili economicamente. Non esiste alternativa al centro sinistra ed al PD in fatto di credibilità, affidabilità e cultura di governo. Non lo diciamo noi, ce lo dicono i dati delle rilevazioni degli istituti di ricerca”.

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