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Emiliano sull’Ilva di Taranto: bene l’apertura della commissione Senato su decarbonizzazione

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, esprime soddisfazione per l’apertura della Commissione Industria del Senato alla proposta di decarbonizzazione dell’Ilva, fortemente sostenuta dalla Regione Puglia.

Con la stessa sincerità Emiliano però ribadisce che: “la situazione dell’Ilva non appare affatto migliorata in relazione al diritto alla salute dei cittadini. I parziali adempimenti dell’Aia non hanno avuto riflessi apprezzabili sull’inquinamento, che risulta diminuito solo perché lo stabilimento ha dimezzato i suoi livelli produttivi”.  Significativo è stato il passaggio espresso questo pomeriggio dal Presidente della commissione, senatore Massimo Mucchetti, sul “prezzo del gas”, che un tempo rendeva economicamente non fattibile la decarbonizzazione mentre oggi non rappresenta più un limite per l’operazione. “Considero – ha detto Emiliano riguardo l’intervento del sen. Mucchetti – le parole che sono state pronunciate motivo di speranza e di giustizia. E dunque mi permetterà di sentirmi quasi liberato dalle sue parole e ringrazio la Commissione. E sono d’accordissimo: se esistono altri sistemi innovativi che non inquinano, diversi dagli impianti di preridotto elettrici o alimentati a gas, la Regione Puglia non ha nessuna particolare predilezione per questo o quell’altro sistema. La cosa fondamentale, finché l’impianto verrà ritenuto strategico per legge, dallo Stato, è che vengano rimosse le sorgenti di inquinamento”.

Emiliano ha visitato ieri mattina lo stabilimento Ilva di Taranto, accompagnato dal direttore dipartimento Infrstrutture e Ambiente della Regione Barbara Valenzano, insieme ai senatori della Commissione Industria.

“Abbiamo visto – ha dichiarato Emiliano al termine del sopralluogo –  da lontano alcuni punti deboli della fabbrica, come l’area GRF (gestione rottami ferrosi), l’altoforno 4, non abbiamo visto l’acciaieria 1 e le discariche.

E’ evidente che il percorso di avvicinamento di quella fabbrica alla legalità è molto lento, farraginoso, sia dal punto di vista ingegneristico che finanziario. E nonostante le acrobazie, compresi questi due patteggiamenti  che non sono stati ancora vagliati dai giudici, si deve ricordare  che c’era qualcuno che aveva annunciato risarcimenti da un miliardo di euro da dare alla sanità tarantina fin da Natale. Ma si deve sapere che ancora adesso i giudici non hanno omologato i patteggiamenti e non è detto che lo facciano, perché i giudici stanno lì per questo: per valutare se è possibile o non è possibile. In più bisogna sapere come verranno utilizzati questi soldi e di questo abbiamo discusso nell’audizione che abbiamo tenuto davanti alla commissione in fabbrica. Ovviamente abbiamo specificato che non siamo sicuri che questi soldi si possano utilizzare per qualunque intervento dell’AIA. Siamo dell’idea che  debbano essere utilizzati per le bonifiche e non per gli impianti e la relativa attività produttiva. Poi consegneremo alla commissione la lettera che ho spedito al presidente Gentiloni per chiedere che gli acquirenti che inseriscano nella loro offerta i principi della decarbonizzazione siano preferiti rispetto a coloro che non lo faranno. E in secondo luogo, trasmetteremo alla commissione la richiesta formale di riesame dell’AIA, che abbiamo formulato anche sulla base dei dati epidemiologici che ci portano a ritenere la necessità di irrigidire le prescrizione dell’autorizzazione. Esattamente il contrario di quello che probabilmente si stanno accingendo a fare i commissari nel valutare il piano ambientale, che mette in mano a chi vuole comprare la fabbrica l’iniziativa sul piano ambientale.

Ora infatti  sono loro che devono fare la proposta allo Stato e non lo Stato a dire a che condizioni si può far funzionare quella fabbrica. Insomma è una vicenda molto complessa, che però sto seguendo con la stessa attenzione meticolosa di quando facevo il magistrato. Cioè la sto studiando foglio per foglio, carta per carta, come ho fatto sempre nella mia vita. Verificheremo il patteggiamento non appena sarà pubblico: verificheremo se le parti civili abbiano la possibilità di soddisfarsi e se per ipotesi questo patteggiamento non porti via loro i soldi per il risarcimento e soprattutto continueremo a seguire la procedura di vendita dell’Ilva perché chi la compri non pensi di farla funzionare come hanno fatto i Riva. Perché esistono tecniche, come la decarbonizzazione, che scoprono tutti gli altarini. Quindi chi vuole comprare l’Ilva lo può fare a queste condizioni, essendo anche caduta la questione del costo del gas. Proprio il risarcimento che i Riva devono pagare dimostra che il carbone costa molto di più del gas perché provoca danni che poi devono essere risarciti e quindi ai costi materie prime vanno aggiunti costi ambientali e sanitari. Quindi chi utilizza il gas non corre il rischio di dover pagare come hanno fatto i Riva. Il gas è l’alternativa per i prossimi trent’anni”.

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