Ex Ilva, la lettera di Emiliano alla premier Meloni e al ministro Urso
Questa mattina, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha inviato una lettera al presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
“Paghiamo noi della Regione Puglia i debiti di Acciaierie d’Italia verso le imprese tarantine dell’indotto – propone il presidente Emiliano – . Per non far fallire queste imprese, che non vengono pagate dalla società franco-indiana affittuaria dal Governo italiano del ramo di azienda che gestisce l’acciaieria di Taranto, siamo disposti a mettere a disposizione la nostra liquidità derivante dagli avanzi vincolati, come abbiamo fatto durante la pandemia e per la crisi ucraina”.
Per far questo, Emiliano sollecita l’adozione, da parte del Governo Meloni, di misure capaci di rispondere pienamente alle gravi difficoltà in cui versano le imprese dell’indotto, ribadendo la disponibilità della Regione Puglia a mettere in campo misure ad hoc per consentire a queste imprese di non fallire, previa concessione da parte del Governo di apposita deroga alla disciplina degli aiuti di Stato e dell’autorizzazione con legge dello Stato all’utilizzo dell’avanzo derivante dal risultato di amministrazione della Regione Puglia.
“Investiamo miliardi di euro di fondi nazionali ed europei per far nascere nuove realtà produttive – prosegue Emiliano – e non si comprende perché il Governo dovrebbe far fallire, senza far nulla, le imprese dell’indotto alle quali non vengono pagati i crediti da parte di un’azienda della quale è socio il Governo stesso. Se così fosse, si tratterebbe della seconda volta in pochi anni in cui il Governo sottrae alle imprese tarantine centinaia di milioni di euro dichiarando l’amministrazione straordinaria delle aziende che hanno gestito l’acciaieria per conto dello Stato italiano. Sarebbe una situazione inaccettabile”.
Segue il testo integrale della lettera.
Illustre Presidente, illustre Ministro,
la società Acciaierie d’Italia, con la maggioranza delle quote societarie in capo ad Arcelor Mittal, non è riuscita a gestire la acciaieria più importante d’Italia nonostante le ingenti risorse investite messe a loro disposizione dal Governo italiano nel corso degli anni. Non ha saputo produrre un piano industriale per la decarbonizzazione dell’ex ILVA come imposto dalle decisioni europee. Non ha collaborato con il Governo italiano, con Ilva in A.S. e con la società DRI per traguardare a tappe intermedie l’avvio del processo di decarbonizzazione mediante la realizzazione di un impianto per la produzione del “Preridotto DRI”, in alternativa al sistema a Ciclo Integrato fondato sul micidiale Carbon coke.
Non ha giovato invero il definanziamento deciso dal suo Governo del progetto PNRR posto in capo alla società DRI di Stefano Cao per la realizzazione a Taranto entro il 2026 dei primi due forni a riduzione diretta. La sottrazione del miliardo di euro del PNRR previsto per tale progetto non è stata ancora rimediata con altre fonti di finanziamento, contrariamente a quanto promesso dal Ministro Fitto e dal Ministro Pichetto Fratin. Eppure la gara per la realizzazione dei due forni a DRI era stata già aggiudicata a seguito di gara ad evidenza pubblica sin dal luglio del 2023.
Non si parla più dell’Accordo di Programma proposto dal Ministro Urso con cui stabilire, previa condivisione con i sindacati, chi fa cosa, con quali risorse e con quale tempistica. Il tutto con un’azienda che ha posto 2.500 lavoratori in CIGS e con i sindacati che ci raccontano della costante preoccupazione per la sicurezza del lavoro e degli impianti, considerata l’assenza di manutenzioni.
In queste ore stiamo discutendo della conversione in Legge del Decreto Legge 14 gennaio 2024, n.4, recante “Disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico”, che rappresenta una prima, dovuta risposta dello Stato alla insostenibile condizione dell’acciaieria. Su tale provvedimento, la Regione Puglia ha già prodotto le proprie osservazioni e le integrazioni al testo del provvedimento, per renderlo più coerente alle aspettative della comunità tarantina e dell’intera regione. Rimangono invece inaccettabilmente sospese le questioni poste dalle aziende dell’indotto dell’acciaieria che vantano crediti per circa 140 milioni di euro e che rischiano di fallire anch’esse ove non fossero immediatamente pagate.
Occorre dunque sostenere questo tessuto imprenditoriale, fatto di piccole e medie imprese, duramente colpite dalle conseguenze derivanti dalla crisi dell’acciaieria e che versano in una situazione emergenziale che evoca quelle generate dalla epidemia da COVID-19 e, successivamente, dalla crisi energetica acuitasi con il conflitto russo-ucraino.
Proprio per questo, bisogna consentire loro l’accesso urgente a misure straordinarie di sostegno anche in deroga alle norme sugli “aiuti di stato”, che consentano il pagamento degli stipendi, delle forniture, delle utenze, degli oneri fiscali e contributivi, degli ammortizzatori sociali, perché non hanno più risorse per farlo.
Prendo atto dello sforzo che il Governo ha compiuto con l’adozione del Decreto legge 2 febbraio 2024, n. 9, recante “Disposizioni urgenti a tutela dell’indotto delle grandi imprese in stato di insolvenza ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria”, tuttavia, lo stesso non risponde ancora appieno ai bisogni delle aziende ormai in ginocchio. Viene infatti escluso l’accesso al credito per molte di esse (soglia minima di crediti pari al 50% del fatturato); viene consentita una protezione al reddito dei lavoratori dalla durata e dalle caratteristiche risibili rispetto alla gravità della situazione (integrazione al reddito di appena 6 settimane); soprattutto non considera che le imprese hanno bisogno immediato di liquidità.
Ebbene, considerato che la Commissione Europea ha già adottato in alcuni casi disposizioni quadro temporanee, c.d. Temporary Framework, volti ad individuare le specifiche tipologie di aiuti ammissibili per supportare le imprese in situazioni di crisi derivante da cause di forza maggiore imprevedibili, Vi chiedo di produrre ogni ulteriore ed urgente iniziativa per consentirci di intervenire a favore delle aziende in questione, nell’ambito della deroga già concessa (TF Ucraina), ovvero ottenendo l’estensione della deroga alla fattispecie dell’indotto tarantino di Acciaierie d’Italia, già operante in area di crisi industriale complessa.
Come già evidenziato in tutte le sedi, la Regione Puglia è già pronta a mettere in campo misure ad hoc a favore delle aziende dell’indotto di ex ILVA, onde poter far fronte alle spese correnti delle stesse, una volta ottenuta la deroga in questione e la autorizzazione con legge dello stato all’utilizzo all’uopo da parte di Regione Puglia dell’avanzo derivante dal risultato di amministrazione. Ed anche il tema degli ammortizzatori sociali, con particolare riferimento alla CIGS da estendere alle aziende con meno di 15 dipendenti operanti in area di crisi industriale complessa di Taranto, richiede un’ulteriore riflessione che Vi chiedo di compiere insieme, per trovare le soluzioni di sostenibilità economica a supporto di una nuova misura in deroga. Sono certo che darete un riscontro urgente a questo mio invito.