BasilicataCronaca

Ex Lsu appalti storici, nota di Filcams Fisascat Uiltucs

Le segreterie regionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil lanciano l’allarme sugli ex Lsu dei cosiddetti appalti storici delle scuole. Lo scorso 29 gennaio si è tenuto al ministero del Lavoro l’incontro previsto per l’avvio della fase di internalizzazione del personale. Le tre sigle sindacali lamentano che, a fronte dei 16 mila addetti censiti, i posti disponibili sarebbero circa 12 mila. Resterebbero pertanto fuori dal processo di internalizzazione e quindi senza lavoro circa 4 mila persone. Inoltre, per 4.500 lavoratori attualmente inquadrati con contratto a tempo pieno – spiegano i sindacati – vi sarà la possibilità di essere internalizzati ma solo con contratto part time, con una conseguente perdita di salario.

Ma qual è la situazione in Basilicata? Per le province di Potenza e Matera a fronte, rispettivamente, di 168 e 62 unità lavorative attualmente impiegate, i posti full time disponibili per la qualifica di collaboratore scolastico sono rispettivamente 92 e 70. Dunque, mentre nelle scuole del materano i posti individuati coprono le domande inoltrate, per il capoluogo di regione i posti disponibili sono inferiori agli attuali addetti, con la conseguenza che molti lavoratori, se non verranno concertate soluzioni urgenti tra organizzazioni sindacali, ministero dell’Istruzione e Regione, pur di non perdere il lavoro si vedranno costretti a sottoscrivere un contratto part-time, con il dimezzamento delle ore e quindi della retribuzione e della contribuzione.

Secondo Michele Sannazzaro della Filcams, Emanuela Sardone della Fisascat e Vincenzo Lorusso della Uiltucs “serve una misura straordinaria per porre fine ad un processo di internalizzazione non certo illuminato, contrario alle stabilizzazioni richieste dalle organizzazioni sindacali. Le soluzioni potrebbero essere tre: superamento della logica degli accantonamenti; creazione di nuove attività; misure per agevolare coloro i quali potrebbero esser costretti a viaggiare. Le tre misure – spiegano Sannazzaro, Sardone e Lorusso – dovranno esser poste in essere congiuntamente in quanto i posti a tempo pieno non sono sufficienti e non ci vorremmo ritrovare nella situazione paradossale in cui è lo Stato, contrariamente a quanto fatto sin dal 2001, a mettere in discussione i posti di lavoro”.

Ora si aspetta un segnale di apertura dal governo dopo la richiesta dei sindacati a livello nazionale indirizzata alla presidenza del Consiglio dei ministri e ai ministeri interessati di modificare in modo sostanziale il piano delle internalizzazioni per “affrontare la vertenza in modo complessivo e per trovare risorse economiche, percorsi e soluzioni affinché nessuno resti escluso o veda dimezzato il proprio salario”, nonché per “mettere fine a comunicazioni diversificate e non coerenti con le norme che alcune direzioni scolastiche stanno inviando nei territori”.

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