FeNASP contro il Consiglio regionale lucano
“In risposta ai rilievi mossi e motivati in dettaglio da FeNASP nei giorni scorsi, in merito ai nuovi tagli alle strutture sanitarie private accreditate da parte delle Aziende Sanitarie provinciali (Asp e Asm), in attuazione della legge Finanziaria Regionale 2012, una norma che non risponde a principi di equità tanto più per le strutture di fisioterapia, il dirigente dell’Ufficio Pianificazione Sanitaria e Verifica degli Obiettivi del Dipartimento Salute della Regione ci fa sapere che le responsabilità sono tutte del Consiglio Regionale”. Lo riferisce in una nota la presidente di FeNASP Antonia Losacco ricordando di aver inviato diverse lettere all’Assessore regionale alla Salute Attilio Martorano, “tutte improntate a logica e buon senso e finalizzate ad evitare dannose disparità”.
“L’unica risposta che ci è pervenuta e che risale a qualche giorno fa – continua – è affidata ad un dirigente del Dipartimento per il quale le disposizioni adottate “rispondono ad esigenze di contenimento della spesa imposte a livello nazionale e regionale” e sempre a parere del dirigente “l’adozione delle più opportune direttive in materia non rientra nelle competenze del Dipartimento”. In sostanza si scarica ogni responsabilità sul Consiglio Regionale. Francamente, proprio perché non siamo ignoranti in materia di normative politico-istituzionali e di ruoli e competenze di Consiglio, Giunta e Dipartimento, non ci aspettavamo né una risposta burocratica e né una porta in faccia alla sollecitazione di riattivare la concertazione con gli operatori della sanità privata, che incide appena per il 2% della spesa regionale, su provvedimenti che stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema. E’ il caso di ribadire che – dice Losacco – la fuoriuscita di prestazioni di medicina fisica dai LEA ha generato una modifica sostanziale, arbitraria e unilaterale dei contratti vigenti che ha comportato un grosso danno alle strutture. Tale modifica ha inciso pesantemente sui tetti contrattuali tanto da costringere la maggior parte delle strutture, che devono mantenere un equilibrio economico, a valutare la possibilità di un consistente ridimensionamento del numero degli operatori.
Poiché noi continuiamo a sostenere che se un Patto sulla Salute deve essere, perché lo sia davvero, ha bisogno dell’ascolto anche di quanti la Sanità la vivono tutti i giorni sul campo, a questo punto, attendiamo che dal Consiglio Regionale qualcuno ci faccia sapere cosa ne pensa soprattutto se è politicamente-eticamente corretto che al Dipartimento Salute più di qualcuno possa lavarsi le mani “alla Ponzio Pilato” come se i problemi sollevati da aziende erogatrici di servizi alla salute dei cittadini non esistessero”.
Per la Fenasp “è urgente il superamento della vecchia e inopportuna distinzione tra le strutture di riabilitazione (ex 26 ed ex 25) che sono da equiparare sul presupposto imprescindibile del possesso dei requisiti minimi strutturali, organizzativi e professionali, in quanto operano nella stessa branca di Medicina Fisica e Riabilitazione. Questa prospettiva – precisa Losacco – consentirebbe a tutte le strutture che ne hanno i requisiti di effettuare e assicurare prestazioni di riabilitazione estensiva a costi inferiori nel rispetto della qualità e della congruità, consentirebbe quindi una riduzione di spesa immediata in quanto patologie ora trattate con percorsi multidisciplinari a costi elevati sarebbero trattati a costi inferiori, nonché si adempirebbe al principio posto a presidio del diritto del cittadino di scegliere liberamente la struttura cui rivolgersi per la cura della sua patologia, (principio codificato nell’art.8 bis del d.lgs n. 502/92). E’ da tempo inoltre che chiediamo l’inserimento delle Strutture Private Accreditate nel Servizio ADI (Assistenza domiciliare integrata) con l’affidamento dell’erogazione di prestazioni. I soggetti naturali preposti alla erogazione delle prestazioni sanitarie in ADI sono le strutture private autorizzate ed accreditate. Il vantaggio immediato per la Regione sarebbe una riduzione dei costi e la agevolazione delle ASL di avere come interlocutori soggetti autorizzati ed accreditati con una organizzazione strutturale, tecnologica e di personale che garantisce continuità, tempestività e qualità con il monitoraggio continuo da parte dei distretti sanitari competenti per territorio”.