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Fenice, l’assessore Mancusi chiede il ripristino della situazione precedente

Il monitoraggio fatto sul termovalorizzatore Fenice, in particolare negli anni sino al 2007, evidenzia “un quadro di comunicazione dei dati ambientali del sito Fenice da parte dell’Agenzia, incompleto, tecnicamente inadeguato e caratterizzato da sciatteria nella stessa compilazione”, relativamente allo stesso arco temporale risultano trasmessi alla Regione da parte di Arpab i soli monitoraggi eseguiti “nel periodo gennaio – dicembre 2006 (…) ed inoltre nella nota di trasmissione non viene evidenziato nessun superamento di soglie dei valori. Peraltro, i certificati analitici che risultano privi delle unità di misura, metodiche analitiche utilizzate e limiti di determinazione analitica, non consentono alcuna interpretazione del dato”. E’ una fotografia dettagliata, al punto da risultare a tratti impietosa, quella offerta al Consiglio Regione dalla relazione dell’assessore all’Ambiente Agatino Mancusi su Fenice e le altre emergenze ambientali della Basilicata. Una discovery totale che non trascura di evidenziare i limiti della gestione del problema. Ma che analizza anche i passi in avanti fatti e le ulteriori iniziative in arrivo. A partire da quel piano di monitoraggio del Melfese varato già a fine anni ’90 e affidato proprio all’Arpab, e fino alle nuove prescrizioni che saranno imposte con il rilascio dell’Autorizzazione integrata Ambientale (Aia) rilasciata dalla Regione che supererà l’attuale autorizzazione provvisoria rilasciata dalla Provincia di Potenza. In particolare in questo documento, ha annunciato l’assessore “saranno presenti molte innovazioni sugli aspetti di comunicazione e di reporting dei dati all’esterno e alle popolazioni”, prevedendo tra l’atro “report giornalieri, settimanali, mensili ed annu” con la “comunicazioni alla Regione, alla Provincia, all’A.R.P.A.B. ed al Comune di Melfi inerenti situazioni anomale, guasti, superamenti, date di controlli analitici e relativi esiti” e con l’obbligo per i “gestori dell’impianto di fornire all’autorità competente tutte le informazioni relative alla gestione dell’impianto stesso attraverso una relazione annuale, resa accessibile al pubblico, sull’andamento del processo di combustione e sulle emissioni in atmosfera e nei corpi idrici”.

“L’aspetto più innovativo dell’AIA che sarà rilasciata all’impianto di termovalorizzazione della Società Fenice-EDF – ha aggiunto Mancusi – riguarda la prescrizione relativa alla valutazione epidemiologica dell’area circostante l’impianto. Nello specifico verrà prescritto: un protocollo operativo tra la Società Fenice Ambiente srl, l’ARPAB ed i Comuni di Melfi e Lavello, finalizzato all’implementazione di uno studio volto a valutare l’impatto sanitario dell’impianto di termovalorizzazione sulle popolazioni esposte. Tale studio, svolto da Ente qualificato ed accreditato, dovrà essere a totale carico della Società Fenice”. E anche riguardo ai tempi di rilascio dell’Aia, Mancusi ha sottolineato il ruolo dell’Arpab nel procedimento, aggiungendo che “Dal giugno 2010 ad oggi, sono stati rilasciati 6 provvedimenti di Autorizzazione Integrata Ambientale per impianti esistenti, 1 per impianti nuovi, 5 provvedimenti di aggiornamento per modifiche sostanziali delle A.I.A. e sono in fase istruttoria avanzata le restanti istanze, di cui 8 in fase conclusiva, tra cui quella di Fenice. Ma se la Relazione di Mancusi ha offerto analisi di quanto accaduto e prospettive su quanto accadrà, non ha trascurato di fornire un dettagliato quadro di quanto è in corso in questi mesi in particolare per quanto attiene la scoperta della contaminazione e la bonifica del sito. “La Regione – ha spiegato Mancusi – ha notizia del possibile inquinamento delle acque di falda, per la prima volta nel 2009 a seguito di comunicazione ARPAB del 03.Marzo 2009, in cui si accerta l’avvenuto superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione per le sostanze Nichel, Mercurio, Fluoruri, Nitriti, Tricloroetano, Tricloroetilene, Tetracloroetilene, Bromodiclorometano e Dibromoclorometano. A seguito di specifica richiesta della Conferenza di Servizi rivolta all’ARPAB, ribadita dal Sindaco pro tempore del Comune di Melfi, sono acquisiti agli atti del procedimento i risultati delle determinazioni analitiche in precedenza accertati dall’Agenzia. L’ARPAB con nota del 27 marzo 2009 ha comunicato i superamenti preesistenti a tale data e che risalivano fino al dicembre 2007”.

Venendo alla bonifica, “Sebbene, nel caso specifico del procedimento essendo Fenice in esercizio – ha spiegato Mancusi – la norma riconosca la possibilità da parte del soggetto obbligato di rimandare la bonifica alla dismissione dell’impianto, laddove si dimostri l’impossibilità di conciliare l’attività produttiva con gli interventi di bonifica, la Conferenza di Servizi ha gestito il procedimento in modo da indirizzare la bonifica definitiva del sito immediatamente”. Intanto “la caratterizzazione ha individuato alcune delle possibili sorgenti di contaminazione e determinato i parametri sito specifici per l’analisi di rischio sanitario-ambientale. Le possibili sorgenti individuate, già isolate dal soggetto obbligato nell’ambito della messa in sicurezza d’emergenza, sono ascrivibili a perdite provenienti dalle reti di gestione dei reflui e vasche di contenimento. I risultati ottenuti comportano l’obbligo di bonifica delle acque sotterranee e la valutazione del rischio sanitario-ambientale per la verifica del superamento delle concentrazioni soglia di rischio”.

“Allo stato attuale – ha precisato – il procedimento Fenice EDF si trova nella fase di progettazione dell’intervento di bonifica delle acque falda (…) la scadenza fissata per la presentazione del progetto operativo di bonifica corrisponde al 18/10/2011”. “La bonifica, perciò – ha aggiunto – dovrà essere progettata per raggiungere gli obiettivi di bonifica fissati dalla Conferenza di Servizi ed accettati da Fenice. A tale proposito si evidenzia la loro grande rilevanza ambientale e sanitaria in quanto: comportano interventi radicali di bonifica estesi a tutte le aree interne interessate dalla contaminazione, in aggiunta all’obbligo di rispettare le CSC al limite di proprietà; le concentrazioni di contaminanti dovranno risultare inferiori ai limiti normativi obbligatori (CSC) utilizzando le migliori tecnologie disponibili; gli interventi in corso di progettazione hanno come scenario di riferimento lo stato ecologico originario del sito indipendentemente da qualsiasi scenario di rischio”. Intanto, i dati di analisi sui campioni prelevati a Marzo, dopo che già erano stati effettuati interventi di messa in sicurezza (“si è chiesto la realizzazione di una barriera idraulica”, ha ricordato Mancusi), evidenziano “la regressione del numero dei contaminanti e la diminuzione delle concentrazioni dei contaminanti” elementi che rappresentano la “conseguenza della disattivazione delle cause che avevano determinato la contaminazione”.

Grande attenzione Mancusi l’ha posta all’analisi del rischio sanitario, “Il rischio cumulato per la contaminazione del sito Fenice è pari a 1,28 su 100 milioni, cioè 1000 volte inferiore al criterio di accettabilità rischio cancerogeno definito per legge dall’art. 242 del D.Lgs. 152/2006. Si tratta, evidentemente, di grandezze di tipo probabilistico” ha osservato “ma trattandosi di rischi potenzialmente subiti in modo involontario, ovvero secondo processi di esposizione indipendenti dalla volontà dei soggetti potenzialmente esposti –ha aggiunto – questi vengono percepiti e devono essere considerati come rischi inaccettabili. Per questi motivi la Regione, superando gli obblighi imposti dalla legge, ha proposto nella CdS del 31 marzo 2011 come obiettivo di bonifica il ripristino dello stato ambientale originario del sito con la totale eliminazione delle sostanze inquinanti. La CdS ha effettivamente fissato questi obbiettivi di bonifica laddove tecnicamente conseguibili, utilizzando le migliori tecnologie disponibili”.

“Fenice EDF – ha assicurato l’assessore – ha aderito alle richieste della Regione mediante specifica dichiarazione confermata a verbale della Conferenza di Servizi.

Sebbene il procedimento di bonifica del sito non sia ultimato, risulta chiaro che l’azione congiunta della Regione e degli Enti coinvolti ha finora assicurato la migliore salvaguardia possibile degli interessi ambientali, sanitari e sociali. La Regione continuerà a porre in essere ogni azione necessaria ad ottenere il rispetto delle norme e degli impegni assunti dal soggetto obbligato. Gli Enti coinvolti nel procedimento ed il soggetto obbligato hanno concordato obiettivi di bonifica commisurati ai livelli di percezione del rischio piuttosto che basati sul pedissequo rispetto delle nome di settore”.

 

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