Franco Causio a Matera presenta il libro ‘Vincere è l’unica cosa che conta’
E’ stato presentato ieri, presso la Mediateca provinciale di Matera, il libro ‘Vincere è l’unica cosa che conta’, scritto da Franco Causio, ex calciatore e bandiera della Juventus a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Il ‘Barone’, nato a Lecce nel 1949, è stato, indubbiamente, l’ultima ‘ala’ del calcio italiano, uno dei più amati e popolari tra quelli che hanno vestito la maglia della Nazionale. Il suo libro, scritto in collaborazione con il giornalista Italo Cucci, ripercorre la sua carriera calcistica. L’incontro con l’autore, promosso da Libreria Di Giulio con Mete Mediateca e Juventus Club Matera “Alex Del Piero” ha coinvolto il moderatore Giuseppe Festa, coordinatore regionale Juventus Club, Pino Curci, presidente dello Juventus Club materano intitolato ad Alex Del Piero, ed il suo amico Franco Selvaggi, avversario leale di tante battaglie sui campi di serie A e compagno nella straordinaria avventura in Spagna nel 1982, conclusa con la vittoria della Coppa del Mondo.
Tanti gli aneddoti raccontati da Causio, che ha già avuto modo di conoscere Matera. “C’ero già stato quando ero con la Triestina, perchè il direttore sportivo Nicola Salerno è materano e mi ha invitato nella vostra città. E’ un piacere ritornare e scoprire che è diventata capitale europea della cultura per il 2019”.
Causio è bianconero da sempre, visto che per 16 anni ha vestito la maglia della Juve (5 nel settore giovanile e 11 da protagonista in serie A), chiudendo la sua carriera con l’Udinese. Alla domanda “per chi fai il tifo oggi?”, l’ex centrocampista ha risposto: “Per il Lecce, la squadra della mia città. Ovviamente la Juve è rimasta nel mio cuore, perchè sono andato via due volte, la prima da calciatore e la seconda quando lavoravo come capo-osservatore ma non per mia scelta, se fosse per me sarei rimasto juventino a vita”.
Poi, il calciatore che ammirava da bambino. “Jair, che per me resta la più grande ala destra di tutta la storia del calcio. Oggi invece non si può dire che è nato un nuovo Causio semplicemente perchè non c’è più l’ala destra ma ci sono gli esterni alti e bassi, c’è la ripartenza e non più il contropiede. Io invece penso che il calcio sia il gioco più semplice del mondo ed invece oggi si tende a complicare tutto. Ho tantissimi ricordi da calciatore, su tutti un grandissimo difensore come Armando Picchi (capitano della Grande Inter di Herrera, ndr), che ho avuto il piacere di affrontare”.
Causio ha spiegato il perché di questo libro: “Mi hanno proposto di scrivere un libro prima la Mondadori e poi altre case editrici. Io ero perplesso ma un giorno ho incontrato Italo Cucci e ho chiesto a lui cosa ne pensava di questa idea. Mi ha detto che tanti calciatori l’avevano fatta e potevo farla anch’io. A quel punto ho chiesto a Italo di darmi una mano perchè lui era il giornalista che mi aveva seguito negli anni più belli della mia carriera, dal 74 all’82. Ho pensato a questo titolo perchè questa era la frase che ripeteva Boniperti ogni volta che scendeva negli spogliatoi; quando gli ho inviato una copia con la dedica lui era orgoglioso e mi ha ringraziato. E sono certo che questo libro sarebbe piaciuto anche all’avvocato Agnelli”.
Una considerazione sul calcio di oggi: “Ci vuole sacrificio e umiltà perchè nessuno ti regala niente. Oggi purtroppo i ragazzi hanno la tv, il computer, lo smartphone e ai giovani manca l’esperienza della strada. Io dico che il progresso ha fatto bene, ma ha fatto anche male, perchè i ragazzi non crescono bene e non ci sono più i giocatori di una volta. La colpa è anche dei genitori che mettono pressione e poi i ragazzi restano delusi perchè uno su mille può farcela. E poi quando non ci sono buoni giocatori il calcio perde di qualità. Pensiamo alle difese, che sono diventate scarse perchè non sanno più marcare, ma questo dipende anche dalle scelte degli allenatori di marcare a zona. Una volta l’allenatore imponeva la marcatura a uomo e il calcio era molto più duro. Si dice per esempio che Bearzot era un difensivista, io dico che amava giocare in avanti visto che con l’Italia abbiamo giocato con tre punte e mezzo fino alla fine e abbiamo vinto il Mondiale”.
Quali sono i personaggi della sua carriera ai quali è maggiormente legato? “Bearzot, Agnelli, Boniperti e il presidente Pertini non solo per quella indimenticabile partita a carte sull’aereo mentre tornavamo in Italia dopo la vittoria del Mondiale in Spagna ma anche perchè una volta quando ero a Udine fece mandare una macchina dei Carabinieri dicendo che volevano me. Tutti pensarono che volevano arrestarmi invece era Pertini che mi aspettava per trascorrere una giornata con me e ricordare i successi del Mondiale”.