Gambardella chiede l’attuazione del “Decreto Mezzogiorno” senza modifiche alla clausola del 34%
“Nel Def approvato dal governo nei giorni scorsi la maggioranza giallo-verde conferma una linea politica poco attenta ai problemi del Sud”. È quanto sostiene il segretario generale della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella, che critica la scelta del governo di modificare la clausola contenuta nel decreto Mezzogiorno del 2016 che destinava al Sud una percentuale di spesa per investimenti proporzionale alla popolazione, pari cioè al 34 per cento. “Che il Sud non fosse in cima alle priorità di questa inedita maggioranza – osserva il numero uno della Cisl lucana – fu chiaro già in sede di definizione del cosiddetto contratto di governo che relegava a pochi e generici riferimenti le politiche per il Mezzogiorno. Quelle non positive premesse trovano oggi riscontro – commenta Gambardella – negli indirizzi generali di politica economica che, pur confermando formalmente l’impegno della amministrazioni statali di destinare al Sud il 34 per cento della spesa pubblica in conto capitale, circoscrive l’applicazione di tale clausola solo ad alcuni settori; un passo indietro che rischia di depotenziare l’impatto della misura”.
“Eppure – continua il segretario della Cisl – un autorevole e ascoltato osservatorio come la Svimez ha messo in rilievo che ‘se tra il 2009 e il 2015 fosse stata attivata la norma contenuta nel decreto Mezzogiorno, il Pil del Sud avrebbe praticamente dimezzato la perdita accusata e l’occupazione sarebbe diminuita non di mezzo milione ma di circa 200 mila unità’. Un dato, spiega sempre la Svimez, che dimostra ‘l’elevata elasticità dell’economia meridionale agli investimenti pubblici e a quelli in opere pubbliche in particolare’. I dati purtroppo – fa notare Gambardella – vanno in direzione ostinata e contraria: la quota di risorse ordinarie della pubblica amministrazione centrale destinata al Mezzogiorno è infatti al momento di poco superiore al 28 per cento, a fronte del 34,4 per cento di popolazione, mentre al Centro-Nord il rapporto si inverte: 71,6 per cento di spesa contro il 65,6 per cento di popolazione”.
“Di questa anomalia che premia il Nord a discapito del Sud, con il risultato paradossale che lo Stato investe più risorse dove minore è la loro resa, pare essersi accorto anche il presidente del consiglio Conte, ma ci permettiamo di osservare che lo strumento non può essere un ricorso generalizzato all’autonomia differenziata che premierebbe solo le Regioni amministrativamente più forti e con tempi di attuazione che sono notoriamente biblici. Non c’è da inventarsi soluzioni pasticciate e tecnicamente complesse ma concretizzare quanto già definito approvando l’apposito decreto, così come lo stesso governo scrive nel piano nazionale delle riforme allegato al Def, indicando anche un termine tassativo: entro giugno del 2019. L’attuazione della clausola del 34 per cento richiede una forte accelerazione per poter essere applicata nella legge di bilancio 2020 e occorrerebbe già nel Def prospettare il rispetto di questo fondamentale impegno per dare un segnale di rinnovata attenzione allo sviluppo del Sud”, conclude il segretario della Cisl lucana.