GdF Brindisi, contrasto alla circolazione illecita di valuta
La decisa ripresa dei traffici registrata presso il porto e l’aeroporto di Brindisi in concomitanza dell’avvio della stagione turistica, anche a seguito del venir meno delle limitazioni agli spostamenti dovute all’emergenza pandemica, ha imposto la necessità di rafforzare i controlli presso i varchi doganali attraverso la predisposizione di meticolose procedure di analisi dei rischi su mezzi e passeggeri, in arrivo ed in partenza, da sottoporre a controllo.
Nello specifico, i Funzionari ADM e i Finanzieri del Gruppo di Brindisi, in servizio presso il locale porto ed aeroporto, hanno intercettato nei mesi di giugno e luglio, circa 400.000 euro per i quali sono state omesse le obbligatorie dichiarazioni transfrontaliere di valuta. L’attuale normativa impone, infatti, ad ogni persona fisica che entra nel territorio nazionale o ne esce di dichiarare il trasporto del denaro contante se di importo pari o superiore a 10.000 euro.
L’attività complessivamente svolta dall’inizio dell’anno ha permesso di intercettare, in 86 interventi, valuta non dichiarata per circa 1.250.000 euro, di cui 750.000 presso lo scalo aeroporto e 500.000 presso quello portuale, con relativa irrogazione di sanzioni solitamente pagate dai soggetti mediante “oblazione” immediata. Per rendere più incisiva l’attività di controllo, è stata utilizzata l’unità cinofila cash-dog “Gringo”, un pastore tedesco di 5 anni, in forza a Brindisi a partire dal 2019, addestrato e specializzato nel fiutare il denaro contante anche se nascosto sulla persona o occultato nei modi più stravaganti ed ingegnosi nei doppifondi dei bagagli o dei veicoli.
L’attività di contrasto ai traffici illeciti di denaro costituisce un importante supporto nell’ambito dei più ampi servizi di polizia economico-finanziaria, in quanto consente di raccogliere dati, informazioni e notizie utilizzabili per individuare i capitali di origine illecita, prevenendo e contrastando forme di riciclaggio in grado di inquinare l’economia legale e di alterare le condizioni di concorrenza.