Genitori Tarantini risponde ad Acciaierie d’Italia
Da Acciaierie d’Italia, in risposta – secondo quanto riportato dalle testate giornalistiche – alle nostre lamentazioni per la scelta di fare frequentare a venti studenti del Pacinotti-Fermi un periodo di formazione all’interno dell’azienda, apprendiamo che l’indice di infortuni per l’anno 2020 è al 10%.
Non avendo possibilità di verificare, accettiamo le premurose dichiarazioni dell’azienda che, tuttavia, rimandano ad un ventaglio di domande per le quali desidereremmo altrettanto premurose risposte, fermo restando il fatto che noi avevamo parlato di “incidenti”, che non sempre procurano “infortuni”.
Sorvoleremo sulla mancata risposta riguardo l’alta incompatibilità ambientale dell’azienda – su questo punto, riteniamo che l’infinito numero di pagine scritte in centinaia di rapporti, studi, ricerche impediscano una replica onesta.
Quindi, secondo i responsabili dell’azienda, gli infortuni nel 2020 sono diminuiti.
Sorge, allora, spontanea la domanda: non è che gli infortuni sono diminuiti perché è di molto diminuita la forza lavoro a causa dell’esodo incentivato (2019), di licenziamenti (spesso immotivati) e trasferimenti, di uso spregiudicato della cassa integrazione ordinaria, della cassa integrazione dei dipendenti in a.s. e, ultimo ma non meno importante, il ricorso alla cassa integrazione per la pandemia da Covid-19 che proprio nel 2020 ha iniziato il suo percorso non ancora ultimato?
Per quanto riguarda le ditte dell’indotto, gli infortuni dei loro dipendenti vengono compresi nella percentuale citata dall’azienda?
Viene considerato in infortunio oppure no un dipendente (responsabile dei lavori, in questo caso) che entra in azienda e presta la propria opera con un braccio ingessato, esattamente in Afo4, come pubblicamente denunciato da un sindacato, con documentazione fotografica? O dobbiamo pensare, al pari dello stesso sindacato, che con l’avvento della Morselli siano saltate anche le regole sulla sicurezza?
Infine, per ritornare agli incidenti, ricordiamo, per esempio, l’infinita serie di slopping che puntualmente colorano il cielo di Taranto di un brutto rosso-vergogna, accompagnandola con le parole di uno dei fiduciari dei Riva, durante l’interrogatorio davanti al gip di Taranto: “Io ho vissuto a Genova dove non potevamo assolutamente fare nessun, nessunissimo slopping perché ci avrebbero chiuso”. Questo tipo di “incidenti”, che non procurano “infortuni”, sono da considerare atti pericolosi ai danni della comunità, come a Genova, o siccome siamo a Taranto tutto è permesso, persino ciò che è vietato?
Associazione Genitori tarantini