Gillo Dorfles a Matera
Lo SpazioSculptureArt di Matera, ospita una mostra dedicata al mondo pittorico di Gillo Dorlfes, una delle
più importanti personalità intellettuali ed artistiche italiane, le cui creazioni dialogheranno idealmente con gli ancestrali spazi espositivi, in via Madonna delle Virtù 81/83. Lo SpazioSculptureArt di Margherita Serra in collaborazione con l’Associazione di Cultura dello Spettacolo
“OPERAPRIMA” e l’Associazione Culturale ADAPIS, ospita quest’anno una mostra personale dell’artista Gillo Dorfles, che nell’inconsueto spazio architettonico dei Sassi di Matera, esporrà una ventina di opere realizzate negli ultimi trent’ anni, documentando un’intensa attività pittorica.
La mostra nata da un’idea dall’artista Serra, legata a Gillo Dorfles da amicizia e stima professionale, porta sul
palcoscenico di una delle città più affascinanti d’Italia un evento imperdibile, che omaggia la figura poliedrica e geniale di Gillo Dorfles (Trieste 1910) ponendo l’accento sulla sua identità di artista. Le opere esposte conducono lo spettatore nell’immaginario creativo di Dorfles e permettono di muoversi con
disinvoltura ed eleganza attraverso quasi un secolo di ricerca. Dopo l’importante esordio nel gruppo del MAC negli anni Cinquanta, la sua attività pittorica prosegue intensa negli anni, e si fa sempre più creativa e libera, rifiutando organizzazioni formali e chiuse dell’immagine. I personaggi che abitano le sue tele, rendono visibili pensieri inconsci generando nuove “forme di vita”, creature psichiche, fluttuanti e dinamiche ad uso dello spirito, espressione del suo mondo immaginifico. L’arte di Dorfles è libera, irrazionale spontanea, a tratti primordiale e i protagonisti “alieni” delle sue opere travalicano il tempo e lo spazio in cui sono state create, divenendo eterne e universali. I Sassi di Matera sono quindi la collocazione ideale per il particolare fascino che li accomuna. La mostra, curata dal Claudio Strinati, sarà accompagnata da un catalogo edito da SpazioSculptureArt Edizioni.
Gillo Dorfles nasce a Trieste nel 1910 da padre Goriziano (la cui famiglia è residente in Friuli dal
settecento) e da madre genovese. In seguito allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferisce con la
famiglia da Genova, dove trascorre l’infanzia. Al termine del conflitto rientra a Trieste e si iscrive al liceo
Classico. La tradizione mitteleuropea e l’italianità appena acquisita fanno di Trieste una città vivace e
stimolante, dove il giovane Gillo ha modo di frequentare la casa di Umberto Saba, quella di Italo Svevo e il
salotto borghese di Elsa Dobra.
Nel 1928 si trasferisce a Milano, per seguire i corsi universitari di medicina. Qui riallaccia i rapporti con gli
amici triestini Ernesto Rogers e Bobi Bazlen, che lo introducono negli ambienti letterali e artistici del
capoluogo lombardo, e inizia una collaborazione a “L’Italia Letteraria”. Le prime realizzazioni pittoriche
sono di questo periodo, anche se di carattere strettamente privato (la passione per forme e colori gli
viene forse dalla madre, pittrice dilettante, mentre l tecnica la impara frequentando lo studio di Leonardo
Borghese). Suo modello è il concittadino Arturo Nathan, da cui gli derivano certi impasti cromatici e
un’atmosfera visionaria e fiabesca.
Dopo i primi tre anni di studi a Milano decide di completare il percorso universitario a Roma come allievo
interno nella clinica Cesare Frugoni, con l’intenzione di specializzarsi in neuropsichiatria. La laurea arriva
nel 1934 con una tesi che lo stesso Dorfles definirà “dignitosa, ma non brillante”. Nello stesso anno si reca
a Dornach per seguire le lezioni degli allievi di Rudolf Steiner al Goetheanum. L’anno seguente compie il
servizio militare nei dragni del Reggimento Nizza Cavalleria, il che gli consente di frequentare Torino e gli
intellettuali della cerchia di Felice Casorati. La sua pittura è ormai completamente libera da tratti
naturalistici: le forme organiche si confondono in uno spazio in cui le densità corporee perdono le loro
caratteristiche, possedute da forze spirituali che fluttuano in un tempo sospeso. Dopo il matrimonio con
Lalla Galligniani, celebrato nel 1936, nel ’37 è di nuovo a Milano.
Gli anni del secondo conflitto li trascorre a Lajatico, cittadina toscana dove si dedica alla poesia, alla
pittura e alla terracotta invetriata.
Nel 1948 fonda, insieme a Bruno Munari, Anastasio Soldati e Gianni Monnet, il MAC – Movimento Arte
Concreta. L’intenzione è di proporre un nuovo linguaggio espressivo alla luce delle ricerche astratte
condotte oltralpe negli ultimi vent’anni. Dopo la prima mostra Libreria Salto il gruppo inizia una regolare
attività espositiva in Italia (Gallarate, Aosta, Torino, Milano, Modena,) e all’estero (Austria, Jugoslavia,
Argentina, Cile, Francia). Il MAC offre a Dorfles la possibilità di proporre riflessioni teoriche molto avanzate
e nello stesso tempo di rendere visibile un lavoro creativo dal linguaggio espressivo ormai maturo e ben
definito.
Tra gli anni Cinquanta e Settanta il lavoro critico di Dorfles ha una portata rivoluzionarie, che va a
intaccare l’allora dominante modello crociano. Il suo interesse nasce dall’osservazione critica di fatti
concreti, di tendenze germinanti: Dorfles non si focalizza sulla teorizzazione di principi generali, ma si
dedica allo studio di aspetti periferici, di confine, legati al presente e soggetti a continue manutenzioni e
stratificazioni. Ciò che lo affascina sono i gusti, le tendenze legate alla moda, i costumi, le tecniche, i mezzi
di comunicazione di massa (tra cui la televisione e la pubblicità giocano un ruolo determinante), le
relazioni sociali, i tic visti attraverso livelli diversi di complessità e assimilazione.
Il tutto soggetto all’influenza del tempo, cioè ai cambiamenti, anche minimi, alle trasformazioni, ai
movimenti.
Nelle sue riflessioni teoriche vi sono argomenti ricorrenti, sui quali torna con costanza negli scritti, ma
affrontandoli di volta in volta da un punto di vista differente e con esiti spesso destabilizzati.
I numerosi impegni critici e la docenza universitaria all’inizio degli anni Sessanta (libero docente e poi
ordinario di estetica presso le Università di Milano, Trieste, Cagliari) fanno sì che Dorfles abbandoni
l’attività pittorica, ma non grafica, fino al 1985.