Giuseppe Conte trait d’union per un governo di coalizione?
È chiaro a tutti che la figura dell’ex premier, per nulla rilegato unicamente tra le sue lezioni universitarie a Firenze, è il punto di ripartenza per un M5S che non nasconde l’obiettivo di tornare al governo. Giuseppe Conte sta incontrando i vari gruppi (Verdi, Maie, Socialisti) dopo i meeting di Villa Corallina, a Marina di Bibbona, con Grillo, tre ore di faccia a faccia per discutere del ruolo dell’ex premier all’interno del movimento. Tra le varie indiscrezioni emergono le condizioni che Conte sta mettendo sul tavolo per concedere il suo voto al Movimento 5 Stelle. Ambientalismo, un nuovo simbolo, politiche sociali e mani libere. In una telefonata a Zingaretti l’ex premier avrebbe detto: «Io sto preparando questo piano per la rifondazione del M5S ma mi sono lasciato le mani libere. Se lo accettano integralmente, bene. Altrimenti…. Mani libere. Una linea
che prende, però, le distanze dal concetto di democrazia diretta portata avanti dal Movimento 5 Stelle e soprattutto da
Gianroberto Casaleggio. Conte è stato incoronato come nuovo leader nell’ultima assemblea, ristrettissima, organizzata dal Movimento. A quanto pare Conte avrebbe molto apprezzato in particolare lo statuto dei Verdi tedeschi. Insieme a un programma basato sulla transizione ecologica, oltre che sulle politiche sociali, Conte si prepara anche a presentare un nuovo simbolo che dovrebbe includere, come anticipato da Grillo, anche il numero 2050. Questo traguardo, come spiega Luigi Di Maio , è quello fissato dall’Unione europea per arrivare a un impatto climatico zero. In questo processo di riforma del partito, i rapporti con Davide Casaleggio appaiono molto più incrinati. Il figlio di Gianroberto, infatti, sta preparando un manifesto politico, una presa di posizione che Conte potrebbe non gradire. Nonostante la rottura con molti nomi noti del partito, come ad esempio il ministro Stefano Patuanelli, è ancora sul piatto la richiesta fatta da Casaleggio per avere i 450 mila euro di debiti che gli eletti del M5s hanno accumulato con la piattaforma Rousseau. Da statuto infatti una parte dello stipendio dei portavoce del Movimento dovrebbe essere devoluto per sostenere questo progetto. Uno strumento che oggi, però, sembra sempre meno essenziale. Il futuro dell’ex premier sembra quindi già scritto, e questa convinzione viene supportata dalle dichiarazioni dei leader dei partiti, sia a centrodestra che a centrosinistra. Berlusconi, presidente di Forza Italia, nel corso della riunione con i ministri, i sottosegretari e i coordinatori regionali del partito, dichiara a Public Policy: “Naturalmente” il Governo Draghi “non è il futuro del Paese, anzi io mi auguro che si possa tornare nel più breve tempo possibile ad una normale dialettica fra centro- destra e centrosinistra, che rimangono schieramenti alternativi per valori e per prospettive”. Enrico Letta, neo segretario del PD, in occasione del suo primo intervento in assemblea PD : “La coalizione è fondamentale: io ci credo. Ad aprirsi ci si guadagna sempre. Dobbiamo costruire un nuovo centrosinistra, su iniziativa e leadership del Pd. Parlerò nelle prossime settimane con tutti. L’incontro col M5s guidato da Conte lo dobbiamo fare, sapendo che non sappiamo ancora come sarà quel M5s. Arriveremo con rispetto a ambizione“. Che sia quindi il professore pugliese il trait d’union tra i partiti italiani per un nuovo governo di coalizione che spazi da destra a sinistra? Attendiamo sviluppi nelle prossime settimane. Nel frattempo i partiti d’opposizione, Salvini e Meloni, per ora, stanno alla finestra.
Lidia Lavecchia