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Giustizia per Taranto: Illegittimità decreto 2015, ora la Procura ricorra contro quello del 2012

La Corte Costituzionale, con la sentenza numero 58 depositata ieri, ha sancito l’illegittimità del decreto salva-Ilva del luglio 2015, il nono. Quello con cui si aggirava il provvedimento di sequestro dell’altoforno 2 all’indomani dell’ennesima morte sul lavoro in Ilva, quella del povero Alessandro Morricella. Un provvedimento che ancora una volta mise il Governo dalla parte della produzione e del profitto a danno delle persone. La Corte ha evidenziato come nel decreto non fu prevista alcuna prescrizione stringente per evitare che una simile tragedia si potesse ripetere, mantenendo inalterato il rischio per altri operai in quel posto di lavoro. Al di là di quanto questa sentenza potrà prevedere in termini pratici per la fabbrica, registriamo la conferma di quanto la città ripete da anni: ai governi non importa proprio nulla dell’occupazione e della sicurezza dei lavoratori, ancor meno dell’ambiente. Tutti i decreti sono serviti unicamente a garantire la produzione e, con essa, le banche in credito col siderurgico. E’ per questo che, sulla scorta di questo provvedimento della Corte, chiediamo alla Procura di Taranto, guidata dal dott. Capristo, di ricorrere contro il decreto da cui tutto ebbe inizio, quello del 2012 che consentì agli impianti sequestrati di continuare la propria marcia senza le dovute tutele ambientali e di sicurezza. A riguardo la Procura tarantina già a fine 2012 ricorse alla Consulta e questa lo respinse concedendo tempo all’Ilva per adeguarsi alle prescrizioni previste dalla nuova Autorizzazione Integrata Ambientale. Quel tempo scadde nel 2015 senza che si ottemperasse a quanto previsto. L’illegittimità però non interviene in automatico e può essere sancita solo da un nuovo ricorso della Procura; che è esattamente quanto ci aspettiamo che avvenga adesso, per un’autentica  tutela dei lavoratori e delle abitanti e degli abitanti della città.

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