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Gli Stati Generali del Lavoro e dell’Impresa rilanciano: “La Regione Basilicata apra subito il confronto sul Piano Strategico”

Gli Stati generali del lavoro e dell’impresa tornano a riunirsi e lanciano un messaggio univoco al Governo regionale: passare subito dalla gestione dell’emergenza alla programmazione strategica, con un piano credibile di rilancio della Basilicata, attraverso il pieno coinvolgimento del partenariato economico e sociale.

È quanto emerso nell’incontro che si è tenuto presso il centro per la creatività Cecilia di Tito tra Cgil, Cisl e Uil, Confindustria Basilicata, Coldiretti e le associazioni del manifesto Pensiamo Basilicata, in continuità con la grande iniziativa intrapresa lo scorso 18 febbraio che ha visto per la prima volta il mondo dell’impresa e del lavoro convergere su una piattaforma unitaria di proposte.

Con il medesimo spirito di quella manifestazione, le organizzazioni datoriali e i sindacati hanno rilanciato il valore della storica intesa e hanno ribadito il ruolo centrale e imprescindibile della concertazione, ancora più necessaria alla luce dei pesantissimi impatti economici indotti all’emergenza Covid-19. Le forze che compongono gli Stati generali hanno infatti condiviso la forte preoccupazione per la prossima evoluzione della crisi economica e sociale, destinata ad acuirsi nei prossimi mesi. Hanno quindi ribadito l’urgenza di soluzioni mirate, in grado di provocare effetti altrettanto radicali per fronteggiare in maniera adeguata la delicata fase congiunturale, ma soprattutto per superare in maniera definitiva le debolezze strutturali della Basilicata.

Soluzioni che, a parere delle associazioni datoriali e delle organizzazioni sindacali degli Stati generali, vanno costruite all’interno di una visione di un lungo respiro. In tal senso, l’annuncio da parte dell’esecutivo regionale di un Piano strategico per lo sviluppo della Basilicata, seppure con qualche ritardo e seppure in un contesto profondamente mutato, sembra andare nella direzione indicata dagli Stati generali che ora rilanciano la sfida: aprire tale programmazione al confronto con le rappresentanze sociali e datoriali lucane per conseguire una unità di intenti che responsabilmente definisca obiettivi condivisi e relativi strumenti operativi. Condizione, questa, imprescindibile a garanzia della individuazione e immediata attuazione di interventi rispondenti alle problematiche di imprese, lavoratori, famiglie e territorio. La complessità della fase attuale richiede una elevata e incisiva capacità di programmazione, da conseguire attraverso un impegno corale, per l’assunzione di decisioni strategiche e determinanti per il futuro della regione.

Non c’è più tempo da perdere. Il piano per lo sviluppo della Basilicata dovrà essere licenziato prima dell’arrivo dell’autunno, quando gli effetti reali dello tsunami che si è abbattuto su lavoratori, famiglie e imprese si mostreranno in tutta la loro drammaticità. Lo conferma il recentissimo allarme lanciato dallo Svimez rispetto al rischio di una vera e propria polveriera sociale con 380 mila posti di lavoro già andati in fumo, con le previsioni di una ripresa molto più lenta al Mezzogiorno. E lo conferma anche il dato secondo cui il ricorso alla cassa integrazione ha già eroso il reddito dei lavoratori lucani di 38 milioni di euro, riducendone fortemente la capacità di spesa, con l’evidente cortocircuito che ne consegue per i livelli di domanda di beni e servizi, produzione e occupazione.

Le ingenti risorse derivanti dalla riprogrammazione dei fondi residuali dei P.O. regionali 2014/2020, dei Fondi della politica di coesione, dalla nuova programmazione europea e dal Piano Next generation Europe possono porre solide condizioni per il definitivo superamento delle fragilità strutturali che penalizzano la Basilicata, a patto di superare in maniera definitiva i ritardi nell’impegno delle risorse e l’incapacità di spesa che fino a ora hanno contraddistinto il Mezzogiorno e anche la Basilicata.

Le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali rivolgono, quindi, l’ultimo appello alle istituzioni regionali a un pieno coinvolgimento che valorizzi le proposte del mondo della produzione e del lavoro portando, in tempi rapidi, ad assumere le delicate e strategiche decisioni di cui la regione ha urgente bisogno.

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