Gli studenti di Rionero in Vulture e Rapolla, alla presenza del Prefetto di Potenza, hanno incontrato Daniela Di Maggio, madre di Giogiò giovane musicista ucciso a Napoli
Questa mattina al Campus dell’Istituto di Istruzione Superiore I.I.S. “Giustino Fortunato” di Rionero in Vulture (PZ), 200 studenti di scuola primaria e secondaria hanno ascoltato le struggenti parole di Daniela Di Maggio, madre di Giovanbattista Cutolo, musicista dell’Orchestra Scarlatti Young, ucciso il 31 agosto 2023, in pieno centro a Napoli, da tre colpi di pistola esplosi da un diciassettenne. L’evento dal titolo “ Legalità è Libertà ” si è svolto nella cornice del Progetto in rete “ Stop agli scherzi che non fanno più ridere ”, promosso dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata e rivolto agli studenti degli Istituti Comprensivi “M. Preziuso” e “M. Granata” di Rionero in Vulture (PZ), dell’Istituto Comprensivo “Mons. A. Caselle” di Rapolla (PZ) e dell’Istituto di Istruzione Superiore “Giustino Fortunato” di Rionero in Vulture (PZ).
Alla presenza del Prefetto di Potenza Michele Campanaro, del Sindaco di Rionero in Vulture (PZ) Mario Di Nitto e della Dirigente Scolastica Antonella Ruggieri, la dottoressa Daniela Di Maggio ha raccontato, alla giovane platea, la tragica vicenda del figlio ventiquattrenne Giovanbattista Cutolo, Giogiò, come lei affettuosamente lo chiamava, che per difendere un amico, è stato colpito a morte da tre proiettili. Un racconto crudo, volutamente senza filtri per arrivare dritto al cuore degli studenti con cui la madre di Giogiò ha voluto condividere lo tsunami emotivo che l’ha investita, provocandole incredulità, rabbia e immenso dolore.
Senza risparmiare alcun dettaglio, ha raccontato la bellezza della vita del figlio, arricchita da grande passione per l’umano, dagli amici, dalla fidanzata, dall’adorata musica e stroncata dalla mano armata di un poco più che bambino, cresciuto in un mondo di disvalori ed assuefatto alla barbarie della violenza. La dottoressa Daniela Di Maggio ha, poi, confidato ai ragazzi come, in mezzo a tanta inconsolabile sofferenza, sia fiorita quasi immediatamente l’esigenza che la morte dell’amato figlio non rimanesse priva di senso. Da qui è nata l’idea di dare vita alla Fondazione Giogiò vive , con lo scopo di veicolare la cultura della legalità e denunciare l’uso delle armi da parte di giovani in contesti intrisi dalla violenza e dalla
prevaricazione.
Una vera battaglia civica per persuadere i ragazzi che la strada della bellezza, del bene, della cultura, dell’amore e della gentilezza verso gli altri vince su chi, come l’assassino di Giovanbattista, ha commesso un gesto atroce senza aver ma mostrato segni di pentimento. La platea, attenta e commossa, si è coinvolta con la Dottoressa Di Maggio in un dialogo autentico e emozionato, ponendole molte domande: com’era il quotidiano di Giogiò? Quali erano i suoi desideri? A che età ha iniziato ad appassionarsi alla musica? Cosa ci consiglierebbe se fosse qui? Come riusciva a vivere lontano dai social? Come può una madre andare avanti dopo aver perso un figlio?
Gli studenti hanno riservato, poi, particolare attenzione alle parole del Prefetto di Potenza Michele Campanaro che ha esordito ricordando la drammatica frequenza con cui assistiamo a storie di insana violenza”. Giovanbattista Cutolo, l’anno scorso, Santo Romano, pochi giorni fa. Entrambi uccisi da giovanissimi, usciti di casa con un’arma in tasca. Non vi fate sopraffare da messaggi antisociali e modelli sbagliati che veicolano disvalori, prevaricazione e odio. Guardate, invece, esempi positivi, esperienze di vita vissuta, testimonianze viventi che il bene e la legalità possono vincere. Non è vero che non seguire alcuna regola rende liberi. Anzi, è vero il contrario. La libertà nasce dalla certezza del diritto e dal rispetto degli altri”, l’esortazione alla giovane platea da parte del Rappresentante del Governo.
Infine, il Prefetto Campanaro, in un clima commosso e partecipato, ha voluto dare lettura della motivazione della Medaglia d’oro al valore civile tributata a Giovanbattista Cutolo e consegnata, a dicembre 2023, alla famiglia dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Interveniva durante un violento litigio per proteggere un amico aggredito da un gruppo di malviventi, i quali, per ritorsione, lo colpivano con tre colpi di arma da fuoco, uno dei quali aveva esito mortale. Mirabile esempio di coraggio, altruismo e virtù civiche.