Gli studi del CSN a salvaguardia della Gallina prataiola
“Per fortuna, nel mondo, ci sono Musei che tutelano i nostri reperti”. Uno sfogo amaro, quello del CSN (Centro Studi Naturalistici) che, nell’ambito del progetto ‘LIFE+ Tetrax’, ha lo scopo di salvare dall’estinzione la Gallina prataiola in Puglia, uccello presente da almeno 20.000 anni nella regione, e che l’imperatore Federico II descriveva nel suo trattato di ornitologia ‘De arte venandi avibus’ con il nome di Anas campestris. La Gallina prataiola è un esemplare che, a causa della non corretta gestione delle aree a pascolo, è quasi completamente estinto.
Tra le varie azioni messe in atto per scongiurare la scomparsa della specie, il CSN ha condotto uno studio per comprenderne la distribuzione storica a partire dal 1800, esaminando le collezioni ornitologiche presenti in tutti i musei del Mondo; nella fattispecie sono state consultate più di 300 istituzioni museali pubbliche e private di tutti i continenti: in 64 musei italiani e in 91 stranieri sono custoditi reperti riferiti alla Gallina prataiola, con quasi 1000reperti a partire dagli animali in pelle, materiale osteologico, tessuti, uova, per finire ai fossili datati pleistocene raccolti in Puglia e conservati nel Museo di Storia Naturale dell’Ontario.
I reperti censiti provengono da 46 nazioni; quelli provenienti dall’Italia arrivano da diverse regioni (Puglia, Sicilia, Sardegna, Lazio, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia) anche se la maggior parte di essi sono stati raccolti nella provincia di Foggia. Il dato più importante è che istituzioni museali come Natural History Museum di Londra, Peabody Museum of Natural History dell’Università di Yale, Zoologisches Forschungsinstitut und Museum Alexander Koenig di Bonn, Royal Ontario Museum, Naturhistorisches Museum di Vienna, National Museums of Scotland di Edinburgo, American Museum of Natural History di New York, Field Museum di Chicago, solo per citarne alcuni, custodiscono esemplari di Gallina prataiola provenienti dalla Capitanata.
“Di certo – si legge nella nota del Centro Studi Naturalistici Onlus – rimane l’amaro in bocca constatare che a dare importanza alla conservazione dei reperti naturalistici siano principalmente istituzioni di altre nazioni, mentre ad esempio a Foggia, dove vi è una importante collezione ornitologica, con diversi reperti della specie, questo museo resti chiuso e la stessa collezione, per errori storici di conservazione, è a rischio di trasformarsi in polvere ad opera di piccolissimi organismi che si nutrono dei tessuti degli esemplari musealizzati, riuscendo a vanificare il lavoro di generazioni di naturalisti”.