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Grano dall’estero, interrogazione della senatrice Naturale al Ministro delle Finanze e al Ministro dell’Agricoltura

La senatrice del MoVimento 5 stelle, Gisella Naturale, membro della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare, è la prima firmataria di una interrogazione rivolta al Ministro delle Finanze e al Ministro dell’Agricoltura in cui si chiede di aggiungere, fra le indicazioni obbligatorie in fattura, l’origine del prodotto commercializzato, per permettere agli acquirenti di avere piena conoscenza e identificare il grano nel percorso di filiera e anche nella salvaguardia delle produzioni “Made in Italy”.

«Come è noto l’arrivo di grano estero nei porti italiani si svolge durante tutto l’arco dell’anno, d’altronde, le esigenze di molini e
pastifici italiani inducono all’importazione di un paio di milioni di tonnellate all’anno, poiché la produzione interna è di circa 4mln di tonnellate, mentre il fabbisogno dei trasformatori è di circa 6mln di tonnellate- dichiara la senatrice Naturale. Con le attuali normative sappiamo che la battaglia più efficace per difendere le produzioni “Made in Italy” risiede nella certificazione dell’origine della materia prima prevalente sull’etichetta del prodotto trasformato. In tal senso, la proroga al 31 dicembre del 2021 emanata dal Mipaaf riguardo all’indicazione dell’origine del grano per la pasta di semola di grano duro, dell’origine del riso e del pomodoro nei prodotti è stato un toccasana per le nostre produzioni. In questi ultimi giorni si è sollevata la questione della indicazione in fattura dell’origine del grano, in modo da identificare immediatamente la provenienza del prodotto. Nella compravendita di grano, la fattura commerciale è un documento obbligatorio, non è altrettanto imposta l’indicazione, nello
stesso documento, dell’origine del prodotto. Pertanto, onde evitare fraintendimenti con diciture come “grano duro naz.” che dovrebbe intendere grano nazionalizzato, ho preparato l’ interrogazione per considerare l’opportunità di rendere obbligatoria l’indicazione in fattura dell’origine del bene commercializzato». Conclude la senatrice del M5s.

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