Guardia medica dell’ambulatorio di Sant’Angelo Le Fratte/Savoia di Lucania contagiato dal Covid-19
I medici di medicina generale e della continuità assistenziale sono sempre più esposti ad un rischio elevato di contagio. L’ultimo caso è avvenuto in Basilicata, e la vittima è un medico degli ambulatori di Sant’Angelo le fratte e Savoia di Lucania.
Sull’episodio, è stato duro il commento della Fp Cgil Potenza: “Non si può pensare di continuare così, mandando al mattatoio i medici. È necessario sanificare gli ambulatori e sanificarli quotidianamente e occorre munire questi professionisti delle adeguate protezioni per permettere loro di prestare le necessarie cure ai pazienti tutelando la loro sicurezza e la loro salute. Se siamo realmente convinti che il modello ospedalocentrico è inadeguato a fare fronte ad epidemie di questa portata, com’è diventato evidente dopo la chiusura di interi ospedali in Italia per la diffusione dell’infezione tra medici, infermieri e pazienti, dobbiamo ripartire dalla consapevolezza che è dal territorio e dai medici che vi operano che bisogna iniziare ad intercettare e isolare sin dall’inizio i pazienti positivi e i loro contatti stretti e meno stretti con test affidabili ma anche con rapidi kit di screening, nonché a monitorare in maniera seria e costante coloro che, seppur positivi, non necessitano di un ricovero ma sicuramente di adeguate e congrue cure domiciliari. L’istituzione delle unità speciali di continuità assistenziale, che comunque giunge tardiva in una regione dove il contagio appare ancora contenuto, non basta se non si determina una effettiva rete sul territorio, assicurando adeguati DPI a tutti coloro che sono impegnati in prima linea e monitorando lo stato di salute di tutti i medici attraverso tamponi costanti, per intercettare subito ed isolare i sanitari infettati e i loro contatti. E su questo l’azienda sanitaria deve attivarsi con immediatezza per ampliare i laboratori attrezzati per la processazione dei tamponi. I tempi che continuiamo a registrare sono assolutamente inammissibili per tutti, ma a maggior ragione per gli operatori sanitari”.