Ieri anche a Bari un corteo contro la violenza sulle donne
“C’è una grossa confusione su quella che si considera essere la violenza alla quale siamo sottoposte noi donne. Oltre a quella fisica, gravissima specie per le sue conseguenze, ce ne sono di più subdole, invisibili agli occhi di tutti. Fra queste vi sono le gravi discriminazioni sul posto di lavoro: dimissioni in bianco, minor salario a parità di ore lavorative e mansioni, ricatti e mobbing di ogni genere. In famiglia, invece, noi donne siamo sottoposte al ricatto economico e morale del “buon padre di famiglia”. La crisi attuale colpisce duramente i soggetti meno tutelate giuridicamente (donne, migranti, Lgbtiq, ecc.). Il ruolo della donna di conseguenza è ridotto al consolidato stereotipo della “madonna del focolare” con il compito di accudire bambini e anziani della casa. Il progressivo abbandono del welfare-state con tagli e privatizzazioni induce le donne a svolgere il ruolo di badante e baby-sitter senza alcuna retribuzione o riconoscimento sociale. E’ necessaria dunque una politica che rigetti questi stereotipi e immediatamente elimini le differenze sul posto di lavoro con una seria ed autonoma politica sindacale.
Viviamo in una regione che annualmente diminuisce i fondi destinati ai centri anti-violenza e ai consultori, legittimando gli obiettori di coscienza all’interno degli istituti sanitari pubblici.
Come si può, quindi, promuovere una coscienza contro la violenza tagliando le risorse destinate a qualcosa di reale per combatterla?
Noi donne dobbiamo iniziare a lottare e a seguire un percorso deciso verso l’autonomia che ci svincoli dall’immagine creata dalla cultura patriarcale e maschilista, fortemente sostenuta e fomentata dalla chiesa cattolica e dalla società capitalistica”.