Il cibo dei morti, nutrimento dell’anima dei vivi
La condotta slow food di Matera con il libro di Bianca Tragni “il cibo dei morti” ha valorizzato un aspetto tradizionale della cultura popolare, evidenziandone gli aspetti antropologici e religiosi mantenuti nel tempo. Nell’incontro aperto al pubblico, la scrittrice, che in verità vanta un curriculum di tutto rispetto, docente prima e preside poi, giornalista, storico e studiosa di antropologia locale, si è rivelata un vulcano di notizie e racconti in grado di spiegare usi e costumi oggi ripetuti meccanicamente in nome della tradizione. Lo spunto per la discussione è stata la presentazione del suo libro, che ad onor di cronaca, ha un tema inquietante, ma in realtà parla di vita e rispetto per i defunti.
Con un viaggio attraverso i secoli, l’autrice ripercorre il legame che da sempre unisce il culto del cibo a quello dei morti: dal cannibalismo preistorico, con cui i vivi acquisivano i valori morali dei morti cibandosi del loro corpo, fino ai ricchissimi banchetti degli imperatori romani offerti a tutta la città non solo per onorare il defunto, ma anche per legare alla vita chi rimane attraverso il piacere del palato. Non si sottrae al binomio morte-cibo neppure la religione Cristiana Cattolica che ritrovia nell’ostia il corpo di Cristo e se ne ciba in segno di legame e unione.
Una visione consolatoria del cibo, secondo Bianca Tragni, è ciò che più di tutto può aiutarci a riprendere il gusto di vivere e a superare il dolore davanti alla crisi della presenza.
httpv://www.youtube.com/watch?v=jzjdulmsm8I
A conclusione dell’incontro, ricco di parentesi brillanti arricchite dalla personalità effervescente dell’autrice, Slow Food ha offerto ai partecipanti il cosiddetto ‘grano dei morti’, pasto dolce e saporito tipico della tradizione funebre di Puglia e Basilicata.