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Il Comune di Matera intitola una strada a Elisa Springer

Il Comune di Matera promuove la cultura della memoria e della pace intitolando una strada a Elisa Springer, superstite dell’Olocausto. – Sostiene l’assessore alla Cultura del Comune di Matera Tiziana D’Oppido – Autrice di memorie sulla sua esperienza di deportata nel campo di concentramento di Auschwitz e coraggiosa testimone della Shoah italiana.
Elisa Springer era legata a doppio filo con Matera.
Numero di matricola A-24020, riuscì a sopravvivere alle terribili condizioni di vita dei campi di concentramento di Auschwitz, Bergen-Belsen (dove conobbe personalmente Anna Frank) e Theresienstadt e, dopo la liberazione, si trasferì a vivere nel Sud Italia.
A Matera, dove si era trasferita dopo la scomparsa di suo figlio, portò a più riprese la sua toccante testimonianza, tenendo decine di lezioni sul valore della pace e sul rispetto della dignità umana, incontrando ripetutamente studenti delle scuole medie inferiori e superiori e organizzando eventi culturali da sola o con ospiti illustri come don Ciotti e Moni Ovadia, in cui ripercorse la sua storia con la speranza di trasformare l’odio e il dolore in forza e tolleranza.
Matera le conferì la cittadinanza onoraria nel 2002. Elisa Springer donò il suo archivio personale alla Fondazione materana che porta oggi il suo nome e si spense nel 2004 all’ospedale Madonna delle Grazie di Matera.
Il processo che quest’amministrazione sta perseguendo sulla toponomastica al femminile si lega quindi oggi alla cultura della memoria, unico antidoto al ripetersi di orrori come quello vissuto col nazismo. Ricordare è fondamentale ed è impegno di ognuno di noi rafforzare il senso di fratellanza, il valore della diversità e la convivenza pacifica tra le diverse culture e civiltà. È inaccettabile, nel 2022, assistere a episodi di antisemitismo e di pregiudizio – riportati dalla cronaca – verso chi è considerato diverso.
Nelle parole di Elisa Springer: «Oggi più che mai, è necessario che i giovani sappiano, capiscano e comprendano: è l’unico modo per sperare che quell’indicibile orrore non si ripeta, è l’unico modo per farci uscire dall’oscurità. E allora, se la mia testimonianza, il mio racconto di sopravvissuta ai campi di sterminio, la mia presenza nel cuore di chi comprende la pietà, serve a far crescere comprensione e amore, anch’io allora, potrò pensare che, nella vita, tutto ciò che è stato assurdo e tremendo, potrà essere servito come riscatto per il sacrificio di tanti innocenti, amore e consolazione verso chi è solo, sarà servito per costruire un mondo migliore senza odio, né barriere.
Un mondo in cui, uomini liberi, capaci e non schiavi della propria intolleranza, abbattendo i confini del proprio egoismo avranno restituito, alla vita e a tutti gli altri uomini, il significato della parola “libertà”.»
Una scelta fortemente simbolica – conclude il Sindaco Bennardi – per rafforzare il valore della memoria, del ricordo ed elogio della tolleranza e fratellanza tra i popoli.
 

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