BasilicataCultura

Il discorso del Cardinal Bertone

Ringrazio il Signore di poter essere presente oggi con voi e condividere i primi risultati di una iniziativa meritoria e dalle prospettive incoraggianti, per uno scopo che ci è particolarmente caro: la salute dei bambini. Saluto i venerati Confratelli Vescovi, in particolare Sua Eccellenza Mons. Agostino Superbo, Presidente della Conferenza Episcopale di Basilicata. Ringrazio il Presidente dell’Ospedale “Bambino Gesù”, Giuseppe Profiti, per avermi invitato, condividendo così i vostri sentimenti e i vostri progetti. Saluto i Dirigenti di questo Centro Regionale “Bambino Gesù”, il Direttore, dottor Michele Salata, la coordinatrice del progetto, dottoressa Simona Ciuffoletti, insieme ai professori e dottori, con tutto il personale infermieristico, tecnico ed amministrativo, che ha accolto con la disponibilità umana e l’interesse professionale che sono caratteristici dei lucani, la realizzazione di questo innovativo progetto. Mi è particolarmente gradita l’occasione per porgere un cordiale saluto alle Autorità presenti, in particolare al presidente della Regione, Vito De Filippo, all’assessore alla salute Attilio Martorano e al direttore dell’azienda ospedaliera potentina, Andrea Des Dorides.

Il Santo Padre Benedetto XVI, che ho informato degli sviluppi del Centro Regionale “Bambino Gesù” Basilicata, segue con grande attenzione le iniziative – in Italia e nel mondo – realizzate per portare sollievo ai bambini, che rappresentano la speranza e il futuro. Sua Santità assicura il Suo ricordo nella preghiera e in parte una speciale Benedizione Apostolica, pegno di favori celesti ai vostri progetti di bene. La mia visita quest’oggi a Potenza non si riduce alla semplice inaugurazione, bensì rappresenta il voler sostenere e vedere di persona quanto ho appreso a distanza. Il lavoro intenso portato avanti con determinazione dalla Regione Basilicata in accordo con l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” si è concretizzato qui al San Carlo in una nuova importante risposta per la salute dei bambini e dei ragazzi lucani e delle zone più prossime.

Un accordo tra due istituzioni può essere un semplice contratto da rispettare e a cui attenersi, o molto più – ed è il caso del Bambino Gesù Basilicata – un legame nato annodando due realtà a un comune obiettivo, e al tempo stesso uno dei nodi di una rete più ampia e articolata, distesa su una terra che si affaccia su due mari, ricca di valli e di vette, e nella quale la sua operosa gente ha cercato nel tempo soluzioni sempre nuove agli ostacoli posti dalla conformazione del territorio. Realizzare una rete pediatrica, di persone prime che di strutture, come è stato fatto in questa Regione, significa rendere le distanze meno limitanti, avvicinare chi è in cerca di risposte di salute a chi può fornirle. Quando mi parlarono per la prima volta di quel che si voleva realizzare in Basilicata, il mio pensiero andò subito alle tante famiglie che, pur in presenza di validissimi professionisti e di strutture non obsolete ancorchè spesso minute, per sottoporre il proprio figlio o la propria figlia a una visita, non esitavano a fare anche centinaia di chilometri, andando lontano da casa per inseguire un’opportunità di cura per la malattia di un figlio, spesso ignare che la soluzione ai propri problemi poteva essere a pochi chilometri da casa. La risposta, a distanza di appena qualche mese dall’intesa con la Regione, è sotto gli occhi di tutti: un Centro di avanguardia dal punto di vista organizzativo, integrato in un’Azienda ospedaliera, il ”San Carlo” di Potenza, in grado di offrire cure di qualità, esperienza e tecnologie, in raccordo e armonia con le strutture e i professionisti lucani. Abbiamo già avuto modo di considerare in altre Regioni come la collaborazione dei medici, degli infermieri e dei tecnici del “Bambino Gesù” con i colleghi del territorio – in primis i pediatri di libera scelta – abbia permesso a tutti di crescere e potenziare il proprio bagaglio di conoscenze e di competenze utili a curare un bambino e a prendersi cura della sua famiglia. Cercare di curare i bambini il più vicino possibile a casa e nel modo migliore è la spinta che anima ogni persona cui è affidato direttamente o indirettamente questo compito. Il “Bambino Gesù” nasce nelle diverse realtà senza la presunzione di poter risolvere sul posto tutti i problemi di salute dei bambini, ma con il fine di limitare il viaggio verso un centro ad altissima specializzazione e tecnologia lontano centinaia di chilometri soltanto a chi ne abbia reale e inevitabile necessità.

Le sedi regionali sono state pensate anche per fare in modo che il percorso di cura sviluppato a Roma per fornire risposte senza alternative sul territorio non si interrompa bruscamente dopo la dimissione e che la convalescenza e il monitoraggio fino all’auspicata guarigione – chiamata tecnicamente follow up – possa essere seguita in continuità, sicurezza e senza i disagi di un ulteriore periodo di trasferte. Il “Bambino Gesù Basilicata” ha avviato le proprie attività il 9 gennaio scorso, anticipando le scadenze ambiziosamente indicate nella convenzione siglata con la Regione: è questo un segnale prezioso della volontà, condivisa da tutti, di fare del Centro una risposta efficace e tempestiva per i bambini lucani. I primi dati evidenziano già il gradimento che la popolazione della Basilicata ha manifestato. I prossimi passi saranno quelli decisivi per trasformare in consuetudine e prassi quella che oggi appare ancora come una felice novità. Ricoveri ordinari, day hospital e day surgery, visite ambulatoriali di alta specializzazione saranno per i bambini di questa regione e delle zone limitrofe un solido punto di riferimento. Ho ascoltato poco fa alcuni papà e mamme di bambini ricoverati al Centro regionale “Bambino Gesù” Basilicata. Parole cariche di speranza e di gratitudine verso chi cura i propri figli e chi ha consentito di realizzare questa iniziativa che è, lo ribadisco, una risposta di salute verso i bambini lucani e del Mezzogiorno tutto. L’attenzione verso i piccoli, particolarmente i più disagiati, è da sempre una priorità dell’etica cristiana, sulla base degli insegnamenti del Vangelo. Nel corso dei secoli la Chiesa si è prodigata con concrete azioni di soccorso ai bambini in difficoltà attraverso l’istituzione di ospedali e centri di accoglienza. San Carlo Borromeo, alla cui protezione questo ospedale è affidato fin dalla fondazione nel 1810, costituisce un esempio luminoso. Durante la sua intensa attività di arcivescovo di Milano mise al primo posto la creazione di ospedali dei poveri e case del soccorso, in un secolo tanto carico di difficoltà quale fu il 1500. Affidiamo alla sua intercessione questa ultima importante novità in favore dei bambini ammalati, ora presente in questo ospedale. Porgo, infine, a tutti voi i miei più fervidi auguri di buon lavoro e di grandi soddisfazioni per il bene dei piccoli, che guardano a noi tutti con grande speranza e che a noi affidano le loro aspettative per il futuro.

 

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