Il fante di Tursi – A casa di Albino Pierro
Il Parco Letterario “Albino Pierro” prosegue nelle sue attività culturali, non strettamente legate al Poeta tursitano, ma alle molteplici forme espressive della cultura lucana, connotandosi sempre di più come un importante contenitore dalle potenzialità ancora non completamente espresse. Così dopo la mostra fotografica “Il profumo del fieno tagliato” di Filippo Verova dello scorso mese di agosto, dall’1 al 10 ottobre Casa Pierro, situata nella piazzetta del vecchio centro storico, poco sopra i iaramme e con di fronte, dall’altra parte, il monastero in avanzata fase di recupero, ospita la mostra dell’artista Nicola Filazzola.
La Mostra, “Il Fante di Tursi- Pastelli, tempere, foto”, verrà inaugurata il prossimo 1 ottobre alle ore 18.30 con l’introduzione di Francesco Ottomano, presidente del Parco Letterario “Albino Pierro” e la presentazione della produzione di Filazzola da parte di Rocco Brancati, giornalista Rai. Sono previsti, inoltre, gli interventi del sindaco di Tursi Giuseppe Labriola e del Presidente della Provincia di Matera Franco Stella.
Nicola Filazzola, nato a Ferrandina, è uno degli artisti più interessanti perché, come ha scritto Giorgio Celli, è difficile da collocare attraverso una qualche esistente formula artistica in quanto “si muove su due linee parallele che riesce magicamente a porre in attiva interazione: un forte impegno civile -da un lato- e, d’altro lato una facilità espressiva che trasferisce la sua moralità sociale in una prodigiosa avventura delle forme”.
“La storia della sua terra -prosegue Celli- fatta di oppressione e di fatica , acquista nelle sue opere la valenza di un’allegoria della stessa condizione umana”. Ma perché “Il fante di Tursi”, che è anche il titolo del volume curato dallo stesso Artista (uscito nel 1998 per le edizioni Paternoster di Matera con la presentazione del prof. Amerigo Restucci) e che ripropone, appunto, “pastelli, tempere e foto”?
L’artista ferrandinese ha voluto innalzare a livello di pittura, “non ritratti e paesaggi, ma delle sculture e cioè i monumenti” eretti in tutte le piazze dei paesi lucani per ricordare i caduti delle due guerre. “A cominciare -sintetizza Celli nella breve nota che accompagna la brochure della mostra- dal fante che si drizza nella luce accecante del Sud, al centro di Tursi, che mistifica in retorica tutti i giovani che hanno lasciato il lavoro dei campi per le trincee, e che non sono più tornati”. Così l’artista lucano riesce a condurci, di monumento in monumento “sulla rotta di un viaggio dove la pittura e l’indignazione civile, le immagini e l’invettiva, compongono una vera e propria via Crucis laica, non meno dolorosa dell’altra”.