Il Presepe deserto di Luigi Teodosi in mostra nella Cappella di San Cristofaro
Anche quest’anno, in occasione del Santo Natale, per iniziativa del Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” – MIG. Museo Internazionale della Grafica – Biblioteca Comunale “Alessandro Appella”- “Atelier Guido Strazza”, con la collaborazione della Pro Loco di Castronuovo Sant’Andrea, della Parrocchia, dell’AmministrazioneComunale e dell’Associazione Culturale “Marino di Teana per l’arte contemporanea” di Teana, si ripete il consueto appuntamento con i “Presepi d’artista”, che dal 1995 si muove da Trieste a Palermo e vede l’esposizione, in antichi e suggestivi spazi allestiti per l’occasione, di alcuni dei ventiquattro presepi realizzati, su invito dello storico dell’arte Giuseppe Appella, da artisti contemporanei.
Sabato 19 dicembre 2015, alle ore 16.00, a Teana (PZ), presso la Cappella di San Cristofaro si terrà la cerimonia inaugurale del Presepe deserto di Luigi Teodosi. Un’iniziativa che ha come obbiettivo quello di offrire la possibilità, a quanti ne abbiano voglia, di cogliere il significato mistico della Natività attraverso la scoperta delle nuove forme di arte sacra e quello di unire il territorio attraverso l’arte e la cultura divulgando, per mezzo delle proposte didattiche per la scuola, strettamente legate all’esposizione dei presepi, le attività che il MIG, da più di due anni, e il Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller”, attivo dal 7 dicembre 2014, mettono in campo a favore dei paesi lucani dell’area del Pollino e di quelli limitrofi.
Luigi Teodosi ha inventato, nel solito cerchio di tre metri di diametro, in polistirolo modellato, intelato e dipinto, un presepe “deserto” costruito su una frase di Cormac McCarthy: Se non è lui il verbo di Dio allora Dio non ha mai parlato. Si comprende subito che il presepe di Teodosi si sottrae ad ogni rappresentazione che abbia qualche attinenza con la tradizione e ci sollecita ad affrontarlo con l’idea che la crisi d’oggi è tutta nella fragilità “infrastrutturale” del recinto, della capanna, della famiglia. Ecco, allora, i templi della modernità, le aspre architetture di cemento armato, costruite nel deserto e care agli spettri, subire la stessa sorte dell’acropoli di Selinunte. Tutto è scomparso: lo splendore delle cose, lo sfarzo delle luci, la delicatezza dei profumi, la maestà dei suoni. Anche le immagini hanno perduto il loro valore e il loro senso. I resti non sono neppure ammassati dalla violenza dei terremoti e degli uomini. Case, palazzi, ponti, strade giacciono abbandonati, privi dei passi della quotidianità, svuotati di ogni anima, da tutte le memorie della vita, quasi cubi di ghiaccio sporcati dalla polvere del tempo. Rimane, inalterata, la loro austera monumentalità, fatta di volumi distinti e separati, che si sostengono e si contrastano nello spazio, una specie di dialogo muto tra varie parti ormai solo possenti, prive di collegamenti ma disposte per esaltare, quasi un interno metafisico, l’enigmaticità della visione determinata dall’incontro imprevisto di elementi disposti lungo le linee di fuga evidenziate per interrompere l’immobilità della scena, frangere il silenzio vibrante che la pervade, suscitare inquietudine, aprire al mistero di un’apparizione.Infatti, il grande viale di bitume, simile a un fiume, ti viene incontro, ti aspira nel suo tortuoso lento andare, tanto che non sai da dove nasca e dove ti porti. Lì, nudo, solo, orfano di ogni presenza umana, quasi fosse emerso dall’acqua, scivola e brilla il Bambino. A questo Bambino, avvolto dal silenzio dei nostri gesti, si rivolge Teodosi nella sua preghiera e chiede: “Dove stiamo andando noi / che fuggiamo lontano, senza amarti? Aiutaci a fermarci e a capire”.
Luigi Teodosi nasce a Jesi nel 1935 e frequenta il Liceo Artistico a Roma, dove espone i primi lavori ed entra in contatto con artisti e poeti: Renato Guttuso, Franco Gentilini, Enrico Prampolini, Ettore Colla, Libero De Libero, Ennio Flaiano, Goffredo Petrassi. Nel 1956 è a Parigi e incontra Gino Severini, Ossip Zadkine, Marcel Achard, Jean-Paul Sartre. Nel 1958 realizza la sua prima personale alla Galleria Lo Zodiaco a Roma, poi si trasferisce a Zagabria dove si iscrive allo studio statale per le arti figurative diretto da Krsto Hegeduöić. In Jugoslavia frequenta artisti e intellettuali e tra il 1960 e il 1961 realizza le importanti sperimentazioni della serie Oltre il buco, squarci passanti su tele o su supporti informali come finestre aperte dove lo spettatore è artista e diventa soggetto. Rientra in Italia nel 1961 e avvia una serie di progetti che lo portano a collaborare anche come educatore e a instaurare rapporti con Bruno Munari, Dino Gavina, Afra e Tobia Scarpa, Michele Provinciali e Luigi Ricci. Dal 1985 partecipa a numerose Mostre: a Fabriano nel Museo della carta e della filigrana (1985); a Verona nella casa di Giulietta e a Milano al Museo delle Scienze e della Tecnica (1986); a Maastricht a Jan Van Eyck Akademie (1987); a Magonza al Gutenberg Museum (1988); a Colonia alla Kölnmesse espone opere di design in collaborazione con l’architetto Giancarlo Ercoli (1989). Negli anni Novanta è presente con opere su carta a Parigi, a Francoforte, a Chicago; e con il ciclo Gorilla gorilla realizza una grande installazione che sposta la percezione fuori dal linguaggio referenziale tenendo l’osservatore lontano dai parametri usuali.
Il Presepe, accompagnato da un volumetto pubblicato dalle Edizioni della Cometa, con un testo di Giuseppe Appella e una Preghiera a Gesù Bambino scritta dall’artista, potrà essere visitato ogni giorno fino al 18 gennaio 2016, dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 17.00 alle ore 20.00 (Per info: Tel. 342.8062868)