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ILVA, si aggrava la situazione di emergenza

La situazione dello stabilimento di Taranto continua ad aggravarsi. I lavoratori dell’Ilva, insieme ai loro colleghi delle aziende dell’appalto e dell’indotto, attendono risposte circa il futuro produttivo e occupazionale dello stabilimento siderurgico ionico. Il clima in questi ultimi giorni sta tornado a scaldarsi, a causa delle notizie poco confortanti provenienti anche dagli ambienti istituzionali regionali sulla carenza di liquidità e il conseguente nuovo stallo del percorso di ambientalizzazione. In ballo ci sono 20 mila posti di lavoro, oltre ad una perdita economica per l’intero Paese. La Fim-Cisl sin dal principio si è detta contraria alla nazionalizzazione dello stabilimento, in quanto, senza soggetti industriali siderurgici essa non può rappresentare la soluzione più idonea per il rilancio. Occorre trovare in fretta un soggetto privato capace di fare impresa e garantire nello stesso tempo il processo di ambientalizzazione del sito tarantino – con l’adeguamento alle prescrizioni AIA – condizione quest’ultima necessaria per rimanere in vita. Questi ritardi, fin qui accumulati, non fanno bene alla fabbrica e all’intero territorio tarantino, pesantemente gravato da altre vertenze (Marcegalia, Vestas, Arsenale Marina Militare, etc). La Fim-Cisl nel ribadire la necessità di dare all’Ilva una struttura forte e indipendente, chiede al Governo di presentare quanto prima un programma di rilancio, utile a scongiurare il definitivo tracollo.
Marco Bentivogli – Segretario Generale Fim Cisl

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