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Ilva, si attende il responso del Governo sull’Accordo di programma

“La cessione di Ilva è impossibile senza il consenso popolare delle istituzioni rappresentative del popolo pugliese”. È il diktat del presidente della Regione, Michele Emiliano, che è tornato sulla vertenza in attesa di un responso del governo sull’Accordo di programma proposto dagli enti locali. Se ArcelorMittal dovesse rinunciare all’operazione, a causa dei ritardi e delle difficoltà in corso, per il governatore pugliese c’è sempre la soluzione alternativa Jindal, ossia gli indiani a capo della cordata ‘AcciaItalia’, risultata perdente.
Il governatore, stuzzicato a margine di un convegno a Bari sul nuovo Regolamento Ue sulla tutela della privacy, ha toccato diversi temi dell’affare Ilva, partendo dalla risposta del governo alla controproposta che tarda ad arrivare: “Immagino che stiano studiando, dato che la bozza è talmente equilibrata ed è talmente accettabile che alcuni esponenti, soprattutto dell’ala estrema del Movimento Cinquestelle, l’hanno giudicata riduttiva”, ha detto. Tra le critiche maggiori piovute addosso a quel documento, il punto 17 che fa riferimento a indennizzi per le malattie correlate all’inquinamento prodotto dallo stabilimento. Emiliano ha spiegato che questa clausola “inevitabile” si riferisce ai danni alla salute che sono avvenuti nel passato.
«Se l’accordo viene stipulato e accettato, è chiaro che in futuro danni alla salute non ce ne saranno. – afferma – E’ impossibile il processo di cessione della fabbrica al nuovo acquirente senza il consenso popolare delle istituzioni rappresentative del popolo italiano e del popolo pugliese. Avere l’idea di ripristinare l’antica prassi per la quale la fabbrica si governa in un rapporto con il sindacato romano e con il governo romano, senza che il Comune e la Regione svolgano il loro legittimo ruolo costituzionale, non potrà mai dare una pace e un assetto definitivo a quella fabbrica. Solo stando sul territorio si può tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini. I lavoratori hanno perfettamente compreso che la nostra battaglia è intesa a tutelare i loro diritti essenziali”.

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