Impianto rifiuti Latronico: operazione verità sulla decisione del Tar che ha dichiarato solo “improcedibile” il ricorso della società Ageco srl senza mai entrare nel merito
“Dite per favore al sindaco di Latronico Fausto De Maria, impegnato a sbandierare sui social una presunta sentenza positiva del Tar, che il Tribunale amministrativo regionale non si è mai espresso nel merito, ma ha dichiarato ‘solo’ improcedibile il ricorso presentato dalla società Ageco srl contro il diniego espresso dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici della Basilicata”. Lo dicono in coro e compatti i membri del Comitato No rifiuti a Latronico che, insieme alle associazioni ambientaliste Italia Nostra Potenza, VOLA-Volontari per l’ambiente e Briganti d’Italia hanno presentato un esposto-denuncia alla Procura di Lagonegro (Potenza) per fare chiarezza su tutta la vicenza della costruzione di un impianto di selezione rifiuti nella zona Pip di Mulini, in contrada Agromonte.
“La Soprintendenza ha ritirato in autotutela il parere negativo espresso nel 2018 e quindi, usando una metafora calcistica se in una partita viene meno uno dei due giocatori, l’arbitro certifica semplicemente che non c’è più motivo di giocare ed è proprio quello che è avvenuto al Tar che “preso atto della rimozione in autotutela degli atti impugnati” ha dichiarato “l’improcedibilità per sopravvenuto difetto di interesse”.
Se i giudici amministrativi fossero entrati nel merito, avrebbero avuto modo di leggere i numeri e i fatti che destano legittima preoccupazione tra i membri del comitato e nella popolazione di Latronico e di Agromonte: un impianto di 1000 metri quadrati, con una tettoia di 45 metri e un manufatto di 80 metri quadrati, capace di accogliere 24mila tonnellate di rifiuti derivanti dalla raccolta differenziata di 34 comuni destinato a sorgere su due lotti dell’area Pip dei Mulini, parzialmente vincolata, a solo 454 metri dalle prime abitazioni dei Mulini, 674 dal rione Battista, appena 957 dal borgo di Agromonte Mileo, a soli 1,5 chilometri dal Parco del Pollino e a 4 chilometri della Terme di Latronico. Un impianto di messa in riserva di rifiuti quali plastica, carta, cartone, ma anche di stoccaggio di materiali quali vetro, pile, farmaci, batterie, oli esausti e grassi, molti etichettati come tossici e infiammabili, circostanza del resto già verificatasi in un impianto simile nell’area industriale di Tito Scalo (Potenza) di proprietà della stessa società Ageco srl, per lo spegnimento del quale sono dovute intervenire diverse squadre dei vigili del fuoco e di cui si ignorano ancora i motivi.
Se il Tar fosse entrato nel merito della vicenda avrebbe letto con attenzione il dettagliato parere negativo del 23 ottobre 2018 del Sovrintendente arch. Francesco Canestrini, funzionario di lungo corso, serio e stimato, che definisce “non compatibile” l’impianto con i valori paesaggistici dell’area, rimarcando “il vincolo paesaggistico per la presenza del fiume Sinni e del torrente Mole con una fascia di rispetto di 150 metri interessante i due lotti del Pip assegnati all’azienda: LB5 e LA4”. “Inoltre il lotto LA4 è interessato da una fascia di inedificabilità assoluta – scrive Canestrini – per la presenza di un impianto di depurazione in area adiacente al Pip”. Ma il Sovrintendente non si limita a queste considerazioni, va oltre: “L’impianto di selezione rifiuti vanificherebbe completamente i presupposti normativi della realizzazione dell’area Pip e le relative norme tecniche di attuazione” non prima di aver preso atto che la Commissione regionale, che pure aveva chiesto al Comune di delocalizzare l’impianto, non entra nel merito delle questioni paesaggistiche ma si limita a recepire la nota del Comune di Latronico in cui si afferma che non esistono altre aree idonee.
Se i giudici amministrativi fossero entrati nel merito avrebbero trovato per lo meno ‘singolare’ che la richiesta del parere alla Soprintendenza sia stata inoltrata dal Comune di Latronico “per conto di Ageco” e non dalla società stessa. Comune di Latronico che, incassato il parere negativo, tenta nelle proprie controdeduzioni di invalidare il procedimento facendo leva su un difetto di notifica ad Ageco, puntualmene contestato dalla Sovrintendenza che afferma, appunto, di “non aver mai ricevuto nessuna richiesta dalla società ma di aver correttamente notificato l’atto all’istante del parere, ovvero al Comune di Latronico per conto di Ageco srl”.
Se il Tar fosse entrato nel merito avrebbe letto il diniego di autorizzazione paesaggistica della Regione Basilicata-Dipartimento Ambiente ed Energia (determina dirigenziale del 7 marzo 2019 dell’ufficio urbanistica e pianificazione territoriale), capovolto dopo appena 6 mesi nell’autunno 2019. E avrebbe letto con attenzione tutte le delibere e le determine che hanno portato solo a pensare che si possa realizzare un impianto di selezione rifiuti in un’area verde incontaminata.
Ma il Tar non è mai entrato nel merito, ha semplicemente preso atto che la Soprintendenza ha ritirato in autotutela il proprio parere negativo. Da qui la decisione di “improcedibilità per sopravvenuto difetto di interesse”. Insomma, uno stop del Tar per motivi formali all’accertamento della verità e nessuna analisi giudiziaria sulla legittimità degli atti amministrativi che hanno accompagnato tutto l’iter burocratico.
Perché è avvenuto tutto ciò?
Il Comitato No rifiuti a Latronico, Italia Nostra Potenza, VOLA-Volontari per l’ambiente e Briganti d’Italia su questo chiedono alla Procura lucana di fare chiarezza. Ritirato il parere negativo, esiste in Sovrintendenza un altro di segno opposto? che data porta? come viene motivato? Da chi è stato firmato? L’arch. Francesco Canestrini ha cambiato idea anche se intervistato dalla “Gazzetta del Mezzogiorno” il 5 luglio 2020 dice di “non sapere nulla dell’iter autorizzativo dell’impianto e di aver vincolato le scelte a integrazioni documentali dell’amministrazione di Latronico che, per quanto ne sappia, non sono mai arrivati”? Oppure gli uffici della Sovrintendenza sono andati avanti mentre Canestrini svolgeva mansioni di reggenza al Segretariato regionale della Campania prima di ritornare di nuovo in Basilicata? Dal 28 novembre 2019 fino al 5 maggio 2020, infatti, la Sovrintendenza è stata guidata dall’arch. Salvatore Buonomo, in arrivo da Caserta e quindi lontano dalle vicende lucane. Oggi Buonomo è al vertice del Segretariato regionale della Campania.
Ecco, queste sono le domande poste dal Comitato a cui si chiede legittima risposta. Non ci interessa l’ennesima lezione del sindaco De Maria sulla ‘economia circolare’.
Il Comitato No rifiuti a Latronico
Italia Nostra Potenza
VOLA-Volontari per l’ambiente
Briganti d’Italia