In calo il consumo di energia in Puglia
L’86,9% dell’energia elettrica prodotta in Puglia risulta in eccedenza. A dirlo è un’indagine di Confartigianato Imprese Puglia, elaborata, per il secondo anno consecutivo, sulla base di dati Terna, gestore della rete di trasmissione nazionale. Dallo studio emerge che il fabbisogno dei pugliesi si attesta sui 18.961,2 gigawatt, ma dagli impianti idroelettrici, termoelettrici, eolici e fotovoltaici installati su tutto il territorio regionale, sono stati prodotti ben 35.431,3 gigawatt.
In particolare, l’industria pugliese ha ‘bruciato’ 7.711,7 gigawatt; l’agricoltura ne ha prodotti 500,9; il terziario 4.426 e il settore domestico 4.124,3, per un ammontare complessivo di 16.762,9 gigawatt. A queste cifre, poi, bisogna aggiungere quelle delle Ferrovie dello Stato per la trazione dei propri mezzi (207,6 gigawatt), oltre alle perdite di trasmissione e distribuzione in rete, stimate in 1.990,7 gigawatt. Il fabbisogno dei pugliesi è di 18.961,2 gigawatt.
Passando all’analisi provincia per provincia, la più energivora è Taranto, che consuma 5.679,4 gigawatt, di cui 4.315,1 per l’industria, 666,3 per il terziario, 622 per il settore domestico e 76 per l’agricoltura. Nella città jonica salta subito all’occhio il polo siderurgico che, da solo, ‘risucchia’ ben 3.634,6 gigawatt. Complessivamente, nel tarantino, la flessione si attesta al 18%. Segue la provincia di Bari con 4.015 gigawatt, di cui 1.519,1 per il terziario, 1.268 nelle abitazioni private, 1.076,5 per l’industria e 151,3 per l’agricoltura. Al terzo posto Lecce, poi a seguire Brindisi e Foggia.
“I dati elaborati dal nostro Centro studi regionale sono lo specchio del trend che coinvolge il sistema produttivo pugliese. – ha commentato Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – I consumi energetici costituiscono un indicatore rilevante della vitalità delle imprese e dell’andamento della produzione. Il loro arretramento per il secondo anno consecutivo sta a significare che la ripresa è in ritardo più o meno in tutti i settori. Su questa flessione – continua Sgherza – pesa in maniera molto significativa la situazione del siderurgico tarantino, così come lo stato dell’edilizia, del legno-arredo ed anche del Tac: le piccole imprese di questi settori sono state fra le più falcidiate dalla crisi economica, con l’interessamento di una platea di lavoratori non certo inferiore a quella dell’Ilva”.