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Inaugurata a Taranto la mostra “Rami in fiore” della pittrice Daniela Galeone

A Taranto presso la Galleria-Bar “La Veneziana” (Viale Virgilio, 63)si può visitare fino al 30 settembre 2018 la Mostra di opere della nota artista tarantina Daniela Galeone. Si è inaugurata il 1° settembre con la presentazione critica della scrittrice massafrese prof.ssa Antonietta Benagiano.  Dopo il cordiale saluto e un sentito grazie, il critico ha offerto brevi note su Daniela Galeone: laureata al D.A.M.S. di Bologna, già ricercatrice all’Università di Chieti e collaboratrice alla rivista Itinerari,e fra l’altro pautrice del Saggio “Vittorio Pica e Giuseppe De Nittis”, apprezzato dal prof. Nicola D’Antuono dell’Ateneo di Chieti anche per il rilievo tra impressionismo e giapponesismo. La Benagiano ha in particolare evedinziato dell’artista la passione per la pittura da anni remoti, la predilezione per una joie des yeux del fiore velata, però, dalla problematicità del vivere. Appare dai fiori su rami talora dai forti stacchi cromatici, consistenti, nodosi e contorti simbolicamente possibilità di bellezza nel problematico percorso dell’esistenza, quasi “viventi pilastri” di Baudelaire. Ha ricordato la rappresentazione simbolica del fiore in ogni età, puntualizzando che Daniela Galeone ha dapprima volto la sua attenzione agli impressionisti, imprimendo poi una espressione sua, particolare, che non disdegna l’informale. Ha richiamato la rivoluzione degli impressionisti con la visione magica del reale che traevano anche dal giapponesismo rifluito in Occidente, ricordando il fascino degli ukiyo-e presso gli artisti occidentali che ambivano a staccarsi dal mondo industrializzato e di affarismo crescente, e inoltre la lettera di Van Gogh del 1888 al fratello Theo e l’opera “Ukiyo monogatari” di Asai Ryoi, esaltazione della bellezza della natura. La Benagiano ha poi rilevato nelle opere di Daniela Galeone non lo straniamento dalla realtà per la semplice gioia degli occhi, poiché la reale bellezza del fiore appare caricarsi talora di una problematica simbologia esistenziale, cui contribuiscono i cromatismi, l’accensione che sembra spegnersi nella degradazione e nelle mescolanze dei colori di una indubbia particolarità.

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