Indagine Unioncamere, un giovane imprenditore lucano su 10 emigra fuori regione
“In media nel Mezzogiorno solo un giovane imprenditore su dieci emigra in altre regioni per dar vita alla propria attività imprenditoriale, ma, in Basilicata, tale percentuale è di uno su cinque, un dato emblematico della voglia di fare impresa dei giovani lucani, ma anche delle difficoltà di fare impresa nella nostra regione”.
A dichiararlo, in una nota, è il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giovanni Vizziello, che commenta così i risultati dell’indagine Unioncamere sulle dinamiche delle imprese giovanili italiane tra il 2011 e il 2019.
“Nonostante la lunga e pervicace crisi che ha colpito l’economia del Paese nell’ultimo decennio –dice – i giovani lucani, al pari di quelli delle altre regioni del sud, credono ancora nell’impresa come strumento di realizzazione delle proprie aspettative professionali, e lo dimostrano le risultanze dell’indagine Unioncamere relative sia al numero delle imprese guidate dai giovani, ben 575 mila in Italia, sia il migliore tasso di sopravvivenza delle stesse rispetto alle cosiddette imprese non giovanili”.
“Tuttavia – spiega l’esponente di Fratelli d’Italia – il fatto che la percentuale di imprenditori lucani under 35 che emigra in altre regioni è doppia rispetto alla media delle regioni italiane deve spingere forze politiche a migliorare le condizioni di contesto per far nascere e sviluppare le imprese in Basilicata”.
“Cosa serve alle aziende lucane per superare la sfavorevole congiuntura economica e per essere realmente fattore di sviluppo del territorio è ben noto – aggiunge Vizziello – e cioè un livello equo di tassazione, infrastrutture materiali e immateriali, maggiore accesso al credito e più agevoli condizioni di credito, investimenti in innovazione ricerca e sviluppo, migliore accessibilità delle aziende ai mercati internazionali, valorizzazione del capitale umano attraverso investimenti atti a potenziare le competenze di base dei giovani, tempi certi di pagamento dei debiti da parte delle pubbliche amministrazioni e strutture amministrative regionali realmente al servizio delle imprese”.
“In definiva – conclude – una nuova politica dei fattori, in grado di eliminare le diseconomie regionali e di porre fine a quella politica degli incentivi e dei sussidi alle aziende, perpetrata per anni dai governi di centro sinistra, e che ha impedito, di fatto, alla nostra regione di agganciare il treno della crescita economica”.