Indignati Lucani aderiscono alla giornata ‘Santa b’ICI’
Anche il Csail-Comitato Promotore Indignati Lucani ha aderito alla giornata di protesta denominata “Santa b’ICI”, l’iniziativa partita da un gruppo di cittadini in Rete che ha raccolto l’appello di Micromega e del Popolo Viola, per chiedere che la Chiesa paghi l’ICI sugli immobili ad uso commerciale o parzialmente commerciale. Si chiama così perché è una protesta che si svolge in bici.
“In Basilicata – dice Filippo Massaro, portavoce Indignati Lucani – sono decine e decine gli istituti ecclesiastici che godono di privilegi come quello di non pagare l’ICI nonostante siano strutture alberghiere, case famiglia, attività economiche a tutti gli effetti. Noi non vogliamo lanciare nessuna crociata o controcrociata, vogliamo solo trasparenza”. Dal monitoraggio effettuato in Basilicata risultato istituti che fatturano decine di milioni di euro per effetto di contributi regionali o comunque pubblici.
Tra i casi più evidenti ci sono:
il Don Uva-Casa Divina Provvidenza a Potenza,
il Centro Padri Trinitari di Venosa.
E ancora per citare solo i più noti:
Parco del Seminario 90 posti letto, un vero e proprio albergo di Potenza
Istituto Principe di Piemonte 80 posti letto
Casa del Santuario della Madonna di Fonti 38 posti letto
Casa di Spiritualità Sant’Anna 80 posti
Centro giovanile Padre Minozzi 90 posti
Istituto Sacro Cuore 46
Opera Vincenzo Grossi 60
Ostello Theotokos Viggiano 100 posti letto
E’ dunque un braccio di ferro sull’applicazione dell’Ici agli immobili della Chiesa rispetto al quale ci sono partiti che apprezzano lo spiraglio aperto dal Cardinale Bagnasco.
“Noi – aggiunge Massaro – piuttosto pensiamo che la Chiesa per prima deve dare il buon esempio. C’è un movimento d’opinione, molto consistente e che ritiene il privilegio profondamente ingiusto, che si autoalimenta e cresce ogni volta che il tema viene toccato. L’appello per l’abolizione del beneficio promosso dalla rivista Micro-Mega ha superato le 100.000 firme. L’accusa sottesa è che si tratti di elusione piuttosto che di esenzione. Vero è che l’esclusione dalla tassa sarebbe limitata agli edifici non ad uso commerciale e riguarda anche le altre confessioni religiose, i circoli ricreativi e le organizzazioni senza fini di lucro. Ma se per quest’ultime si tratta di briciole, resta il fatto che il Vaticano fa la parte del leone. Sono circa 100.000 gli immobili di proprietà della Chiesa in Italia. 2 miliardi di euro gli introiti stimati dall’Agenzia delle Entrate.
Bagnasco torna a dire che non c’è preclusione affinché si facciano le verifiche. Già a settembre aveva tuonato contro gli eventuali abusi, che se accertati devono essere sanzionati. Fu proprio il passaggio cruciale di un intervento davanti al Consiglio permanente della CEI in cui definiva l’evasione fiscale “un cancro sociale”.
Ma questa volta c’è di più, in previsione della stretta che il governo sta chiedendo agli italiani, il presidente dello Ior, Gotti Tedeschi, sarebbe al lavoro per stimare gli effetti di un ritocco ai criteri dell’Ici. Così l’apertura di Bagnasco sarebbe la misura del dibattito interno agli ambienti del Vaticano e del desiderio di dare un segnale al Paese. Noi – conclude Massaro – continueremo a dare i riflettori accesi su questo tema”.