Irsina, itinerario di storia, cultura e enogastronomia
In Basilicata, Irsina è un comune dal grande valore storico e culturale, uno dei più antichi paesi della Basilicata, annoverato tra i borghi più belli d’Italia. Un affascinante itinerario illustrato dalla dott.ssa Maria Antonicelli, guida turistica del centro della provincia materana che ci accompagna verso gli itinerari turistici più importanti del territorio irsinese.
“Nel nostro comune è ubicato uno dei più importanti monumenti della Basilicata, rappresentato dalla maestosa cattedrale di Santa Maria Assunta, un vero “museo del sacro” sia per le caratteristiche architettoniche che per le opere che si trovano all’interno e per la maggior parte di arte rinascimentale. Tra tutte si impone per il suo valore la statua in pietra di Nanto raffigurante Santa Eufemia, attribuita all’artista rinascimentale Andrea Mantegna, donata dal sacerdote irsinese Roberto De Mabilia, rettore della chiesa di San Daniele a Padova, che intrecciò intorno al 1453 rapporti con il giovane Mantegna, che in quel periodo lavorava per la chiesa di Santa Giustina a Mantova e gli commissionò la tela raffigurante Sant’Eufemia, ora a Capodimonte e la scultura dello stesso soggetto per donarle alla sua città natale, riassunta dal1452 a sede arcivescovile. La cospicua donazione, che comprendeva anche altre opere, arrivò ad Irsina intorno al 1454, dopo un lungo viaggio per mare dai lidi veneti sino a Bari. Della donazione, oggi si possono ammirare nella Cattedrale: il reliquiario del braccio di Sant’Eufemia, la scultura raffigurante la Madonna col Bambino attribuibile a Niccolò Pizzolo, collaboratore di Donatello, la scultura di Sant’Eufemia del Mantegna, entrambe in pietra di Nanto, un grande fonte Battesimale, monoblocco in breccia di Verona, un Crocifisso ligneo e la colonnina cosiddetta di Santa Croce, parte evidentemente di un’edicola, che riporta sul pulvino la data dalla donazione e il nome del committente. Facevano altresì parte della donazione un dipinto raffigurante la Dormitio Virginis etre codici miniati. Nel centro storico scopriamo la cripta di San Francesco d’Assisi, al cui interno ci sono dipinti del 1300 dipinti molto particolari realizzati da artisti allievi di Giotto. L’ideazione colta voluta dai committenti, i Del Balzo, rispecchia i temi cari alla pittura del Trecento: dalla raffigurazione del Creatore alla Crocifissione, dall’Ultima Cena alla Presentazione al Tempio. Affrescata tra il 1370 e il 1373 da artisti aperti alle influenze umbre e marchigiane, denota influssi di tutte le correnti pittoriche nazionali e internazionali che interessarono Napoli nel XIV secolo.
Nella Chiesa sconsacrata dell’Annunziata, si può visitare il museo multimediale che ospita la mostra “I tesori del Bradano” che guida il visitatore alla scoperta della città, con videoproiezioni olografiche e set virtuali.“Accanto alla Cattedrale di Santa Maria Assunta, è visibile il Palazzo vescovile che ingloba la cappella di San Basilio. Di notevole interesse storico e artistico, il Palazzo Nugent, edificato sul precedente castello medioevale, risalente al XIV-XV secolo. Ricordiamo inoltre il Palazzo D’Amato Cantorio (XVsec.), il seicentesco Palazzo Janora che, come il Palazzo Cantorio, si affaccia su via Roma e fu residenza dello storico irsinese Michele Janora. ”Impossibile non visitare poi il singolare sistema dei Bottini, uno dei tragitti più suggestivi delle campagne irsinesi, che delinea un “percorso delle fontane” reso possibile da un’antica tecnica di incanalamento delle acque. Il sito è ubicato in contrada Fontana, dove si possono percorrere i cunicoli sotterranei ad altezza d’uomo. “Il centro delle gallerie” Ci spiega Antonicelli, “è attraversato da un canale lungo il quale scorre l’acqua alimentata dalle fonti sotterranee. In particolare, il bottino di Contrada Fontana si compone di una galleria principale e tre cunicoli, stretti e lunghi, che convergono verso le vasche. Qui l’acqua si deposita per poi sgorgare dalle tredici bocche della settecentesca fontana esterna.”
I palazzi gentilizi più imponenti, palazzo D’Amato Cantorio e palazzo Janora, sorsero su via Roma, la via che collegava le piazze più significative del borgo, piazza San Francesco e piazza Castello. Su via Sant’Angelo troviamo il palazzo Arsia. Da ricordare, inoltre, il palazzo vescovile e il palazzo Rizzi. L’antico borgo di Irsina, distrutto nel 988 dai saraceni, fu ricostruito dal principe longobardo Giovanni II di Salerno, che munì la città di mura, di torri difensive e della Cattedrale. Nel Cinquecento, con la nascita della borghesia cittadina e di alcune famiglie ricche, si costruiscono i primi palazzi gentilizi sulle strade che collegano il borgo antico con porta Maggiore, l’attuale porta Sant’ Eufemia. Anche le chiesette disseminate in tutto il centro storico sono la testimonianza della secolare potenza del paese e della diocesi. L’antico borgo di Montepeloso, così chiamato fino alla fine del 1600, oggi Irsina, sorge su una posizione panoramica a circa 550 metri di altezza, tra le valli del Bradano e del Basentello. Per la sua posizione strategica fu abitata dai tempi più antichi. I prodotti della cucina irsinese sono piatti che si legano alla tradizione contadina. Sono piatti che cambiano in base alle stagioni e che hanno come ingredienti principali i frutti della terra: grano, uova, vino cotto e verdure. Il pane è utilizzato per la preparazione di piatti semplici: “a ciaudedd”, pane raffermo bagnato e condito con olio d’oliva, origano e pomodorini, e “u pen cutt”, pane raffermo cotto e condito con le rape. Ricordiamo“ i mastaccer”, dolcetti che hanno come ingredienti farina, uova, acqua e zucchero, con glassa sulla parte superiore; “i pzzitt” paste dolci di vino cotto di fichi, farina e uova, glassati, insieme a eccellenti produzioni vitivinicole e casearie”.
Nel prossimo mese di aprile, nel comune di Irsina si svolgerà una nuova tappa della mostra evento itinerante Basilicata, viaggio nelle eccellenze culturali e enogastronomiche, promossa dall’associazione Basilicata Today ed il comune di Irsina, in collaborazione con i web magazine Itinerari e Agroalimentare d’Italia e Eccellenze Agroalimentari d’Italia.
Lidia Lavecchia