Itrec Rotondella, interrogazione della senatrice lucana Corrado
Nel sito dell’Impianto di Trattamento e Rifabbricazione Elementi di Combustibile (Itrec) di contrada Trisaia del comune di Rotondella, nel Materano, almeno dal 2015 la matrice acque sotterranee risulta ufficialmente contaminata da sostanze tossiche e cancerogene come trielina, cromo esavalente, cloroformio, manganese; altre contaminazioni si riscontrano sia all’interno sia all’esterno del sito nella matrice suoli.
Le criticità emerse in uno studio statistico sulla mortalità nella zona di Trisaia svolto dall’Istituto Superiore di Sanità (non ancora esteso a tutti i Comuni beneficiari delle relative compensazioni ambientali), potrebbero essere correlate a quelle evidenze, poiché decine di presunte anomalie e violazioni sul decomissioning operato in Itrec dalla Società Gestione Impianti Nucleari (So.Gi.N.) sono state denunciate, negli anni, da benemerite associazioni ambientaliste come Cova Contro, Mediterraneo No Triv, No Scorie Trisaia e Isde Basilicata.
Ciò nonostante, l’Azienda sanitaria materana non avrebbe attivato, ad oggi, alcuna convenzione con l’Istituto zooprofilattico di Foggia per le analisi sugli alimenti dell’area della Trisaia, dove ricadano diverse aziende agricole, anche biologiche e di pregio (inclusa un’oasi Plasmon). Manca, cioè, a distanza di 5 anni, un piano di monitoraggio sugli alimenti specifico per la ricerca degli inquinanti censiti in falda. Ho ritenuto, perciò, di presentare una interrogazione a risposta scritta ai Ministri Costa e Speranza. La popolazione locale teme, infatti, che l’asserito deposito temporaneo di sostanze nocive in Itrec sia in realtà un alibi per nascondere stoccaggi a lungo termine, compreso forse quello di materiale nucleare di proprietà di altri Stati e di cui si ignorano quantità, qualità e legittimità di presenza.
La comunità lucana lamenta, inoltre, scarsa trasparenza circa strutture e operazioni svolte da So.Gi.N., ultimo lo smantellamento, a dicembre 2019, del monolite radioattivo presente nella fossa irreversibile 7.1, avvenuto senza informare la popolazione locale come invece previsto dall’art. 8 della direttiva Euratom 2014/87. Qual è il contenuto del monolite e quali i risultati delle analisi radiochimiche dei liquidi persi da quello tra il 2014 ed il 2019? È una delle domande poste ai ministri dell’Ambiente e della Salute. Più in generale, si chiede se esista una mappatura precisa dell’Impianto e dei suoi ‘contenuti’, mentre non è più eludibile il quesito sulla mancata pubblicazione della Carta di individuazione dei siti italiani idonei al sito unico di stoccaggio nazionale. Uno Stato che, come in questo caso, fa mercato della salute e della vita dei cittadini, resi complici dalla comprensibile aspirazione a riscattarsi, con quei denari, dalla condizione di atavica arretratezza economica e marginalità del territorio in cui vivono, deve sfuggire alla tentazione di imporre loro anche una sistematica sottovalutazione dei rischi e delle conseguenze di scelte così delicate, assumendosi appieno le proprie responsabilità.
Margherita Corrado M5S Senato