La beffa del Patto di stabilità. Si aggrava la situazione dei pagamenti della Pubblica Amministrazione
Ormai siamo al paradosso. Le imprese che lavorano con la pubblica amministrazione sono sempre più strozzate, non dai debiti, ma dai crediti, a causa del divieto imposto dal Patto di Stabilità agli enti pubblici di pagare i lavori eseguiti e le forniture effettuate. La Regione ha bloccato ogni trasferimento agli enti sin dal 2 marzo scorso e sinora non ha ripristinato il normale flusso di denaro. Le imprese, dunque, paradossalmente finanziano le opere pubbliche con le proprie risorse, salvo poi trovare difficoltà per accedere al credito bancario. Quasi tutte le stazioni appaltanti sono in difficoltà. La Regione e la Provincia di Matera scontano il paradosso di essere enti con i conti a posto che tuttavia non possono pagare per il vincolo del Patto. Al Comune di Matera Confapi ha chiesto un incontro per chiarire meglio la debitoria che, tra l’altro, comprende anche i lavori del Pisu che non vengono pagati da 3 anni e in cui il Patto di Stabilità non c’entra nulla.
Molti enti rilasciano la certificazione dei crediti senza scrivere la data del pagamento, obbligatoria per legge e necessaria per cedere il credito alle banche. Acquedotto Lucano, Consorzio Industriale, Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto non sono in condizione di pagare le imprese. In alcuni di questi enti ci sono difficoltà anche con i fondi propri di bilancio con cui solitamente si dovrebbero pagare le manutenzioni. La mappa delle pubbliche amministrazioni inadempienti si allarga a macchia d’olio. La causa principale sta nel blocco imposto ai pagamenti dal Patto di Stabilità Interno, ma non mancano casi eclatanti – sempre più frequenti – di inefficienze e cattive gestioni, malaburocrazia e incapacità diffuse.
E così decine e decine di imprese lucane rischiano di chiudere per eccesso di crediti, una situazione paradossale a cui neanche la cessione pro soluto del credito alle banche ha dato una risposta efficace. Il settore che risente maggiormente di questa situazione è quello dell’edilizia, con un effetto a cascata sui fornitori. Animato da spirito roosveltiano, il sindaco Fassino ha deciso di sfondare il Patto di Stabilità facendo “un’iniezione di liquidità nel sistema economico della città” ed esponendosi alle inevitabili sanzioni, tra cui figura la riduzione delle indennità di assessori e consiglieri. Subito certa stampa ha messo in evidenza la riduzione di trasferimenti al Comune di Torino, quasi a voler lanciare un monito a chi avesse intenzione di sforare il Patto. Eppure, considerato che la maggior parte del fatturato delle imprese edili lucane deriva dalle opere pubbliche, un atto di coraggio “alla Fassino” eviterebbe di mettere in ginocchio l’economia della regione.
L’emergenza è tale che in assenza di rimedi urgenti da parte del Governo nazionale e di quello regionale, a breve il sistema produttivo non sarà più in grado di reggere a questo impatto. Molte imprese stanno fermando i cantieri e licenziando le maestranze, invocando l’eccezione di inadempimento da parte della stazione appaltante. Confapi Matera ha più sollecitato il presidente della Regione Vito De Filippo a dare carattere di assoluta priorità alla questione; il 21 e il 28 maggio ci sono stati due consigli regionali dedicati al tema con l’impegno di approfondimento in II commissione. Tutto tace mentre le imprese sono strozzate dai ..crediti.
Una soluzione parziale potrebbe essere la verticalizzazione del Patto, cioè la cessione dalla Regione ai Comuni di quote di Patto, vale a dire di capacità di spesa. Occorre però che le amministrazioni comunali comunichino alla Regione i propri dati. E anche qui tutto tace. Dal 2 marzo, data della delibera di giunta regionale che ha bloccato i trasferimenti di risorse agli enti nulla è cambiato.