La Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge regionale sull’energia da fonti rinnovabili. La soddisfazione di Confapi Matera che ha contestato il provvedimento sin dall’inizio
Grande soddisfazione viene espressa da Confapi Matera per la sentenza con cui la Corte Costituzionale venerdì scorso ha dichiarato incostituzionale la legge regionale n. 30 del 26.7.2021 in materia di energia da fonti rinnovabili. Francesco Calbi, presidente della Sezione Energia di Confapi Matera, ha contestato il provvedimento sin dall’audizione presso la III Commissione del Consiglio Regionale, dove ha sostenuto con argomenti puntuali la contrarietà a una legge che affossava il settore delle energie rinnovabili in Basilicata.
Le precise osservazioni dell’Associazione evidenziavano, infatti, il contrasto del dettato normativo con la legislazione nazionale, con i principi comunitari e con gli accordi internazionali che inquadrano il settore delle energie rinnovabili come strategico. Osservazioni evidentemente condivise dal Consiglio dei Ministri, che ha impugnato la legge regionale, e successivamente accolte dalla Consulta nella sentenza n. 121.
Anche il presidente dell’Associazione, Massimo De Salvo, sottolinea l’incongruenza di una legge regionale che, nel momento in cui l’Unione Europea e l’Italia puntano alla transizione energetica, andava in direzione opposta, soffocando un settore che in Basilicata ha grandi prospettive di crescita economica e occupazionale. Quello delle energie rinnovabili e, in particolare, degli impianti fotovoltaici – dichiarano
i presidenti De Salvo e Calbi – è uno dei pochi settori che, grazie all’onda green che giunge da Bruxelles, non ha sofferto la crisi causata dalla pandemia da Covid-19. Un settore promosso a livello mondiale, europeo, nazionale, ma che viene respinto incomprensibilmente a livello regionale.
Ridurre del 55% le emissioni nette di CO2 entro il 2030 è l’obiettivo del Consiglio Europeo. La Basilicata che azzera la produzione di energia da fonti rinnovabili si pone in netto contrasto con gli obiettivi climatici europei e mondiali di riduzione delle emissioni nette di C02, e in totale disaccordo con le misure messe in atto dal Governo centrale per portare in tempi stretti alla decarbonizzazione. Oltre ai profili d’incostituzionalità, la legge n. 30, fissando il limite degli impianti a 3 MW, preludeva alla fine di un settore che in Basilicata rappresenta una grande opportunità di crescita e di sviluppo, con un rilevante impatto occupazionale – sostengono De Salvo e Calbi. La legge, infatti, poneva una pietra tombale sul settore della produzione di energie rinnovabili, troncando sul nascere percorsi virtuosi di piani industriali a lungo termine che si prefiggono di formare giovani e meno giovani su tematiche e settori che ci accompagneranno nei prossimi decenni.
Pronunciandosi sulla questione di legittimità costituzionale sollevata dal Consiglio dei Ministri, la Consulta ha ravvisato la violazione dell’art. 117 della Costituzione, quello che disciplina la potestà legislativa dello Stato e delle Regioni, sancendo che la legge in questione e ccede le competenze della Regione Basilicata. Confapi Matera – concludono i presidenti De Salvo e Calbi – mette a disposizione della Regione le proprie professionalità e la propria esperienza nel settore per apportare opportuni correttivi alla normativa e scongiurare ulteriori perdite di tempo con aggravio di costi inutili, per la comunità e le imprese.