La lotta alla povertà si fa con i servizi
“Il rapporto Istat sulla povertà relativa nel 2010 non fa che certificare una situazione che per quanto ci riguarda era chiara da tempo e che abbiamo denunciato a più riprese, restando sostanzialmente inascoltati”. Così il presidente delle Acli di Potenza, Gennaro Napodano, commenta il “primato” guadagnato dalla Basilicata nella classifica della povertà relativa in Italia. “Oltre tre punti percentuali in più è una performance tanto negativa quanto eclatante, ma resta un numero anonimo. Il problema è che dietro la fredda contabilità della statistica ci sono persone in carne e ossa che faticano a sbarcare il lunario e ad affrontare le spese della vita quotidiana. Per queste famiglie – evidenzia Napodano – il problema non è rinunciare alla vacanza o al televisore nuovo ma cosa mettere in tavola e come pagare la bolletta della luce che è scaduta da un mese”.
Uno scenario, quello tratteggiato dal presidente delle Acli, che trova puntuale conferma nella analisi qualitative che l’Istat conduce periodicamente sulle condizioni economiche delle famiglie. L’indicatore sintetico di deprivazione, ad esempio, offre una fotografia nitida dei comportamenti quotidiani di una famiglia povera e delle rinunce cui è costretta per effetto della propria condizione economica. In Basilicata il 22,2 per cento delle famiglie vive in condizione di deprivazione (2009). Questo vuole dire che oltre un quinto delle famiglie lucane non riesce a sostenere spese impreviste, registra arretrati nei pagamenti di affitto, bollette e rate dei mutui, non può permettersi un pasto adeguato a livello proteico almeno ogni due giorni, il riscaldamento adeguato dell’abitazione, l’acquisto di una lavatrice, di una televisione a colori, di un telefono o di un’automobile, né andare in vacanza una volta all’anno.
Per il presidente provinciale delle Acli “per troppo tempo le istituzioni hanno sottovalutato la portata sociale della crisi economica confidando nel fatto che una provvidenziale ripresa avrebbe risolto ogni problema. Non è stato così come dimostra la platea sempre più affollata di lavoratori che sono entrati nel tunnel degli ammortizzatori sociali. La crisi ha distrutto posti di lavoro e azzerato il reddito di migliaia di famiglie. Dentro questo scenario drammatico era lecito attendersi una decisa impennata della povertà perché gli ammortizzatori sociali non bastano e, soprattutto, non durano a lungo”.
Cosa fare? “Bisogna imparare a leggere le dinamiche sociali con meno approssimazione – spiega Napodano – perché se lo scenario di riferimento è sbagliato, saranno sbagliate anche le politiche. Per questo consideriamo prioritario rafforzare i centri di ascolto sul territorio, facendo leva sulla cooperazione tra Comuni e associazioni di volontariato, in modo da intercettare il disagio sociale prima che diventi conclamato e aiutare le istituzioni a calibrare le misure sulle effettive esigenze delle persone. Pensare di affrontare e liquidare un fenomeno complesso e multidimensionale come quello della povertà con la mera logica del sussidio è assolutamente illusorio. La vera lotta alla povertà – conclude il presidente delle Acli di Potenza – si fa con i servizi alle persone, non con l’elemosina”.