“La Paccij” al Duni a Matera
Libero rifacimento in due atti della nota farsa “Il medico dè pazzi” di Edoardo Scarpetta, scritta nel 1908. Antonio Montemurro, oltre ad essere il regista ed attore principale del lavoro, ha curato la rielaborazione della farsa ricorrendo come di consueto al vernacolo materano per la caratterizzazione di taluni personaggi. Sarebbe sbagliato però pensare a quest’ultima fatica della compagnia come ad un lavoro prettamente dialettale. Questa la vicenda: la pensione ‘Stella’ a Napoli è abitata da 14 personaggi che a prima vista sembrerebbero in po’ eccentrici. Uno di questi è Ciccillo (Franco Burgi), studente in medicina, che aspetta la visita degli zii e della fidanzata da Matera in occasione della propria laurea. In realtà Ciccillo non ha sostenuto alcun esame e non si laureerà mal: ha infatti sperperato al gioco nel corso degli anni tutti i danari che lo zio don Felice Sciosciammocca (il vulcanico Antonio Montemurro) e la zia (la bravissima Nunzia Scorca) gli hanno inviato per poter studiare. Ciccillo, ricercato dal creditori di gioco, chiede aluto ad un amico (il dinamico Francesco Palomba) ed insieme escogitano uno stratagemma per gettare fumo negli occhi degli ignari zii. Dice a questi ultimi che la pensione ‘Stella’ èuna clinica psichiatrica che egli è riuscito ad aprire grazie ad una cospicua somma inviatagli da don Felice ed in realtà servita per ripagare un debito di gioco. Gli ospiti della pensione diventano così automaticamente i pazienti del dottor Ciccillo, coadiuvato da un ‘Direttore’ della clinica (Domenico Orlandi, davvero bravo nella parte) che alla fine svelerà la magagna. Gli ospiti della pensione/casa di cura sfilano davanti agli occhi di don Felice e della zia di Ciccillo che li credono pazzi: tutti, nelle loro miserie e nelle loro manie, gnardati da dietro la lente deformante dell’equivoco, sembrerebbero davvero uscire dalla normalità. In realtà la normalità non esiste e don Felice chiude la commedia con un monologo moraleggiante sulla pazzia vista come un rifugio salvifico.
Gli altri interpreti meritano una citazione: Margherita Arré (nella parte della vedova inconsolabile), Saverio Mastronardi (il cameriere della pensione), Saverio Pietracito (il Maggiore), Rocco Mazzei (l’aspirante attore), Claudia Passarelli (nella doppia parte della fidanzata di Ciccillo e dell’adescatrice di don Felice), Mario Salluce (il novelliere), Giulia Cifarelli e Laura Matera (donna Amalia Strepponi e sua figlia Rosina), Rocco Cascini (il musicista), Francesco Andrisani ed Emanuela Lorusso (donna Elena e don Anselmo) ed infine il giovanissimo Maurizio Cicchetti (nella parte del guappo Nicolino Scapece).
Venerdì 25 febbraio
Teatro Duni, Matera
Sipario ore 21