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La patata bianca di San Severino Lucano

C’è grande fermento intorno alla patata di San Severino Lucano. Il tubero del Pollino, infatti, sta ricevendo attenzioni da più parti e le sue qualità hanno suscitato l’interesse particolare degli addetti ai lavori. Al di là di ogni sorta di curiosità quando si parla di prodotti agroalimentari, la patata di San Severino si segnala sicuramente come una delle produzioni tipiche “emergenti” che è necessario valorizzare tramite un’attenta opera di riscoperta, per evitare che il paventato pericolo di scomparsa del suo genotipo si manifesti concretamente.

È da questa considerazione che l’allora sindaco di San Severino, Franco Fiore, attuale vicepresidente del Parco Nazionale del Pollino, è partito qualche anno fa dando l’avvio ad un importante studio genetico per carpire caratteristiche e i segreti del prezioso prodotto.  “Vogliamo salvaguardare questo elemento in via d’estinzione – ha detto Fiore  – perché riteniamo cha abbia tutte le caratteristiche per entrare a far parte di quelle colture che sono espressione del nostro mondo agricolo”. In effetti, le qualità della patata in questione sono stati certificati anche dall’Alsia che l’ha inserita nell’elenco dei prodotti tradizionali della Basilicata.  “Noi puntiamo a creare una filiera in grado di dare impulso all’economia agricola – ha continuato Fiore -, dove la patata di San Severino può rappresentare una delle  produzioni d’eccellenza”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’attuale primo cittadino di San Severino, Saverio Carmine De Stefano, che ha dichiarato: “Il recupero e la valorizzazione di antiche varietà orticole come la patata è importante sia per evitare l’abbandono di terreni, sia per dare la possibilità a tante persone di integrare il proprio reddito con la vendita di prodotti tradizionali e genuini. Il sindaco De Stefano non trascura nemmeno l’aspetto turistico, sul quale senza mistero San Severino punta da tempo: “La patata di San Severino rientra nelle strategie di offerta turistica messe in atto dal nostro comune, come un prodotto di sana ristorazione, da affiancare alle bellezze naturali del Pollino, alla nostra cultura, alla storia e a tutte quelle iniziative messe in cantiere per migliorare l’appeal dell’intero territorio”.

Per accelerare questo processo di promozione e valorizzazione è nata l’”Associazione Casale”, con il preciso scopo di salvaguardare le specie ortofrutticole tradizionali in via di estinzione. “Tra i vari prodotti a rischio – afferma il presidente dell’associazione Giuseppe Cataldi – abbiamo individuato anche la patata, che oggi è coltivata esclusivamente da alcuni contadini delle località Mancini e Villaneto a cui va il grande merito di averla gelosamente preservata nel corso degli anni, sottraendola a una sicura scomparsa. La valorizzazione della patata e dei prodotti tipici locali – conclude Cataldi – rappresenta per San Severino Lucano un’occasione importante per lo sviluppo economico dell’intera area, soprattutto per chi, come noi, ha una forte e radicata tradizione agricola. (Chi ne volesse sapere di più può digitare www.agricolacasale.altervista.org o scrivere ad agricolailcasale@libero.it).

Alla vista la patata si presenta a pasta bianca, non è farinosa e ha il pregio di non sfaldarsi durante il processo di cottura. Ha una consistenza soda e la cottura uniforme la rende adatta a molteplici preparazioni. É ideale per la panificazione. A questo proposito è interessante segnalare che l’Alsia ha implementato la certificazione della filiera del pane ottenuto con l’utilizzo della patata di San Severino Lucano.

Date le peculiarità, le tecniche di coltivazione e di produzione di questa patata, storicamente legata alla cultura e alla cucina soprattutto del Pollino, ci troviamo senza dubbio di fronte a un prodotto di nicchia che, se valorizzato attraverso un meticoloso processo di promozione, può diventare, in un mercato che parla ormai biologico, sempre più apprezzato e ricercato.

(Giovanni Gallo)

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