La Procura di Brindisi chiede chiarezza sulla gestione del “San Raffaele” di Ceglie Messapica
La Procura di Brindisi vuole fare chiarezza sulla gestione del San Raffaele di Ceglie Messapica, la struttura sanitaria in gestione sperimentale con la Regione Puglia che nelle scorse settimane è stata motivo di scontro tra la Regione Puglia e la Fondazione a colpi di ispezioni, ricorsi al Tar ed accuse reciproche.
La Regione Puglia intende riprendersi l’assistenza riabilitativa che, 24 anni fa, è stata affidata in «sperimentazione gestionale» alla omonima fondazione riconducibile alla famiglia Angelucci, con Antonio Angelucci, parlamentare della Lega e re delle cliniche private soprattutto nel Lazio, che a sua volta ha ottenuto per due volte dai giudici amministrativi la sospensiva urgente degli atti adottati dalla Asl.
Il consigliere pugliese Fabiano Amati ha inviato vari esposti sul tema, riguardanti una serie di criticità sia sul fronte dell’assistenza ai pazienti, sia sul fronte del rapporto contrattuale tra Asl e Fondazione, sia sulla sussistenza dei titoli dei dirigenti medici operanti nella struttura, che non sarebbero stati abilitati ad operare.
“Con un atto abnorme del Presidente del Tar Lecce è stata consentita l’attività di cura a medici senza gli obbligatori titoli di specializzazione. – ha spiegato Amati – Tutto questo accade nel Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica. L’ASL di Brindisi di fatto non può prendere possesso di una propria struttura, incardinata nella rete ospedaliera e connessa all’ospedale Perrino di Brindisi, integrando il personale medico con professionisti dotati di titolo legale, così da curare al meglio le persone che attualmente sono ricoverate presso il Centro”.