La tragedia delle foibe, il ricordo del sindaco Adduce
Oggi siamo qui a ricordare quella tragedia delle Foibe che ha segnato una delle pagine più drammatiche della storia nazionale e, soprattutto, europea.
Il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata è doveroso per rinnovare la memoria di quella tragedia e delle vittime di un crimine contro l’umanità. Non dobbiamo mai dimenticare questi orrori per far si che non si ripetano mai. Solo rielaborando ciò che accadde è possibile costruire una memoria condivisa e difendere i valori che ci accomunano: uguaglianza, libertà, democrazia e solidarietà.
Ma siamo qui anche ad imparare. Imparare dalla voce dei diretti testimoni, come Clara Morassi Stanta, il dolore di quella tragedia che ancora oggi fa fatica essere scritta sui libri di storia.
Tutta nasce, come ha ricordato più volte il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, da quella “congiura del silenzio” che per troppo tempo ha seppellito nell’oblìo quella vicenda.
La giornata del ricordo è importante e giusta proprio perché si è posto finalmente fine a ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza.
Matera è una città che non vuole dimenticare forte della propria storia e ricca delle proprie tragedie culminate con la coraggiosa e sanguinosa risposta al nazifascismo in quel 21 settembre del 1943. Ed oggi è consapevole che è la visione europea che ci permette di superare ogni tentazione di derive nazionalistiche, di far convivere etnie, lingue, culture e di guardare insieme con fiducia al futuro.
La città di Matera ha deciso, insieme ad altri enti del territorio e della regione, di candidarsi a Capitale europea della cultura 2019. L’Europa a cui guardiamo è proprio quella che rifiuta la violenza e favorisce l’accoglienza e la convivenza civile.
E’ in Europa che dobbiamo trovare nuovi stimoli, facendo leva anche sulle minoranze che risiedono all’interno della nostra città e che costituiscono nello stesso tempo una ricchezza da tutelare, un’opportunità da comprendere e cogliere fino in fondo.
Credo che il modo migliore per ricordare quella tragedia sia quello di diffondere e far crescere nella nostra città i valori della pace e dei diritti umani.
Con azioni concrete potremo sconfiggere quella congiura del silenzio che ha seppellito per due volte quelle 10, 20, 30 mila persone che in quegli anni drammatici furono torturate e uccise a Trieste e nell’Istria controllata dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito. Uomini, donne e bambini gettati dentro le voragini naturali disseminate sull’altipiano del Carso.
Una storia, una parabola drammatica dell’italianità adriatica che va ancora molto studiata, approfondita, conosciuta considerato che tra i drammi di quel tormento storico ci furono perfino conflitti, che ebbero un costo atroce di vite umane, tra le formazioni partigiane che combatterono dalla stessa parte contro il nazifascismo. Serve moltissimo ricordare quella tragedia anche per ripensare a tutti i fatali errori commessi con l’obiettivo di non ripeterli mai più.
Vorrei citare qui, infine, la frase firmata congiuntamente dal presidente della Repubblica italiana e dal presidente croato lo scorso anno: “In ciascuno dei nostri Paesi coltiviamo come è giusto la memoria delle sofferenze vissute e delle vittime e siamo vicini al dolore dei sopravvissuti a quelle sanguinose vicende del passato. Nel perdonarci reciprocamente il male commesso, volgiamo il nostro sguardo all’avvenire che con il decisivo apporto delle generazioni più giovani vogliamo e possiamo edificare in un’Europa sempre più rappresentativa delle sue molteplici tradizioni e sempre più saldamente integrata dinanzi alle nuove sfide della globalizzazione”.
Vogliamo percorrere la strada futura senza tornare indietro affinché l’Europa del XXI secolo sia terra di civiltà e del vivere insieme.
Salvatore Adduce – Sindaco di Matera