L’appello di Emiliano contro la violenza sulle donne
Due campagne di comunicazione: “Non lavartene le mani”, promossa dall’Assessorato al Welfare in collaborazione con Federfarma e la rete pugliese dei centri antiviolenza, che attrezzerà oltre 1300 farmacie, dal Gargano al Salento, con speciali porta dispenser di gel igienizzante per le mani corredati di card informative con il numero utile 1522, attivo 7 giorni su 7, 24 ore su 24, da chiamare in caso di violenza, e “Pari Pari – Parità la vittoria più bella”, un progetto sperimentale, voluto dalla Presidenza del Consiglio in collaborazione con la Sezione Biblioteca e comunicazione istituzionale e il Teatro Pubblico Pugliese, che inviterà le classi 3, 4 e 5 delle scuole superiori pugliesi a cimentarsi nella realizzazione di una campagna di comunicazione social, fatta dai giovani per i giovani, che sarà poi adottata e diffusa dal Consiglio stesso.
Sono state presentate stamattina, in occasione dell’imminente Giornata contro la violenza sulle donne, nella sala 33 del Consiglio regionale della Puglia dalla Presidente, Loredana Capone, dal Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e dall’Assessora regionale al Welfare, Rosa Barone.
“Non lavartene le mani” punterà su due azioni: guerrilla marketing e radio. In ogni farmacia sarà collocato un porta dispenser con il claim “Non lavartene le mani”, contemporaneamente, andrà in onda, su 7 emittenti a diffusione regionale, per 9 giorni a partire dal 25 novembre, e sarà ripetuto ogni due mesi, uno spot radiofonico con lo stesso messaggio.
“Pari Pari – Parità la vittoria più bella” sarà, invece, un vero e proprio bando di concorso, un contest per misurare i ragazzi in ciò che riescono meglio: la comunicazione ai tempi dei social, da tik tok a instagram. Dovranno realizzare un video verticale della durata massima di 60 secondi, potranno utilizzare effetti, transizioni, filtri, scritte e tutto ciò che riterranno efficace a patto che lo facciano esclusivamente utilizzando telefoni cellulari di uso comune. La campagna vincitrice sarà adottata come campagna ufficiale del Consiglio regionale della Puglia e all’Istituto che l’avrà realizzata sarà riconosciuto un contributo pari a mille euro per la creazione di una biblioteca scolastica sui temi della cultura di genere. Mentre i partecipanti al concorso avranno diritto a un biglietto omaggio per assistere a un concerto, spettacolo di danza o teatrale a scelta tra quelli che promossi sull’intero territorio pugliese dal Teatro Pubblico Pugliese da usufruire entro il 30 giugno 2023. Le campagne social saranno valutate da una commissione speciale di professionisti composta da Alessandro Piva, regista, Maria Pia Vigilante, avvocata, presidente di Aps Giraffa Onlus e referente dei Centri antiviolenza di Puglia, Maddalena Tulanti, giornalista e consigliera del Teatro Pubblico Pugliese, Giovanni Sasso, direttore creativo e socio fondatore di Proforma. La Commissione selezionerà cinque video ritenuti più meritevoli che saranno votati da una ‘giuria popolare’ costituita dagli studenti che hanno partecipato al progetto “Giovani in Consiglio: da osservatori a protagonisti”.
Due progetti che s’incontrano sulla strada dell’obiettivo più importante di tutti: cambiare una cultura ancora profondamente patriarcale e ridurre i numeri dei femminicidi che crescono e allarmano. Sono stati 2.349, infatti, i nuovi accessi ai Centri antiviolenza pugliesi nel 2020, con un aumento di 290 rispetto all’anno 2019 (+14%) e di 599 rispetto all’anno 2018 (+34%). Le donne sono di nazionalità italiana per il 90% dei casi. Tra gli autori delle violenze figurano prevalentemente il partner e l’ex partner, due tipologie di autori che rappresentano complessivamente l’81%; se aggiungiamo la percentuale cha fa riferimento all’area dei “parenti” (12%) abbiamo una percentuale complessiva del 93%. Il “partner attuale” è l’autore di violenza nel 53,3% dei casi mentre gli “ex” continuano ad agire violenza, nonostante la chiusura del rapporto, nel 27,5 % dei casi. Le donne più “esposte” alla violenza sono le coniugate e conviventi (52%), seguono le donne nubili (26%) e le donne separate/divorziate (21%). La percentuale più alta viene registrata tra donne che hanno età compresa tra i 30 e i 49 anni (58%) ma è significativa anche la percentuale delle donne di età compresa tra i 18-29 anni (15,7%). Il titolo di studio prevalente è quello di scuola media inferiore (38,78%), segue quello di scuola media superiore (37,7%), e il titolo di laurea per il 12,6%. Nel 2020 la tipologia di violenza prevalente è quella psicologica (44,9%), seguita da quella fisica (40,7%) e dallo stalking (6,4%). Il 68% delle donne si era già rivolto ad altri servizi prima di contattate il centro antiviolenza e, in diversi casi, anche a più di un servizio. Sul totale delle donne seguite dai centri antiviolenza, nel 2020 ha denunciato il 39,3%, nel 2019 la percentuale era pari al 52,3%. Solo il 27,6% di queste donne ha un’occupazione stabile (- 6% rispetto al 2019) a fronte del 44,8% di donne senza occupazione (casalinghe e/o non occupate) e del 18,4% di donne con un’occupazione precaria e, quindi, con una fonte di reddito incerta. Le donne con figli rappresentano il 66% del totale e sono 106 i minori che hanno seguito le madri nelle case (nel 2019 erano 57).
“Sono orgogliosa – ha detto l’assessora al Welfare Rosa Barone – di presentare la campagna di comunicazione contro la violenza sulle donne che partirà domani, dal titolo ‘Non lavartene le mani’. Lo slogan è stato scelto perché vogliamo superare la l’idea generalizzata che la violenza sia un problema individuale mentre è un problema sociale contro il quale ognuno di noi può fare la propria parte. Abbiamo quindi deciso insieme ai centri antiviolenza di puntare sul coinvolgimento della cittadinanza per rompere il muro dell’indifferenza. Le vittime non devono sentirsi sole, ma sapere che intorno a loro c’è una rete di protezione sociale. La lotta alla violenza maschile su donne e minori attraverso il coinvolgimento di più livelli istituzionali, dell’associazionismo e del terzo settore, è da tempo una priorità di questa Regione. Risale al 2014 l’approvazione della legge regionale 29 “Norme per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, il sostegno alle vittime, la promozione della libertà e dell’autodeterminazione delle donne” con cui si aggredisce il fenomeno prendendo in considerazione le sue molteplici dimensioni: la presenza qualificata dei servizi, la rete interistituzionale per la presa in carico, i protocolli operativi con le forze dell’ordine, il sistema di monitoraggio, l’emersione del fenomeno e la comunicazione costante, incisiva, pervasiva. La strategia regionale si concentra da un lato sulla prevenzione e dall’altro su servizi concreti per la protezione e il supporto all’autonomia delle donne sostegno. Vogliamo incidere sul cambiamento culturale, mettendo in atto azioni, come questa, tese ad educare, sensibilizzare, coinvolgere nella lotta contro ogni forma di violenza e discriminazione. Parallelamente vogliamo potenziare e qualificare il sistema complessivo dei servizi preposti alla protezione, sostegno, e accompagnamento delle donne che hanno subito violenza, supportandole nel percorsi per l’autonomia. Questo nostro percorso si realizza grazie all’impegno costante della rete antiviolenza fatta di centri e case di prima e seconda accoglienza. Il messaggio della campagna rimanda proprio a loro, ai centri antiviolenza, che hanno una professionalità consolidata nella presa in carico delle donne”.
“Abbiamo deciso di rivolgerci alle nuove generazioni – ha aggiunto la Presidente Capone – di puntare sulla loro creatività, sulla loro competenza e sensibilità. Lo abbiamo fatto perché i nostri giovani praticano nei fatti e nella quotidianità quella parità che noi adulti ancora fatichiamo a raggiungere e a garantire. Sono sicura che grazie al loro studio, al loro lavoro, ai loro nuovi spazi di discussione, troveremo linguaggi, immagini e parole ancora più adatte per questa grande battaglia di civiltà. Le violenza sulle donne è la conseguenza di un sistema culturale per molti versi ancora profondamente arretrato, di cose non dette e stereotipi che ci portiamo dietro dalla nascita. Quante volte abbiamo sentito commentare un abuso fisico subito da una donna con frasi terribili come “il suo abbigliamento era sconveniente”, o ancora, “il suo aspetto comunicava che era ‘disponibile’. E se a pensarlo sono in maggioranza gli uomini (30%), dicono alcuni dati pubblicati proprio ieri, anche la percentuale delle donne è significativa (20%). È chiaro, allora che se da un lato bisogna intervenire sulla tutela delle vittime di violenza, e ne approfitto per ringraziare i centri Antiviolenza che ancora di più nei mesi di pandemia hanno lavorato girono e notte per garantire un supporto, dall’altro è fondamentale agire sulla prevenzione. Il Consiglio regionale vuole provare a farlo partendo dai giovani, con l’aiuto dei ragazzi e delle ragazzi delle scuole superiori di tutta la Puglia, perché non c’è campagna di comunicazione per i giovani che possa funzionare migliore di quella che parla la loro stessa lingua. Questo concorso serve a farli ragionare sul fatto che già a quell’età, nei loro ambienti, cominciano a essere coltivati quei luoghi comuni, quegli stereotipi, quelle modalità comportamentali che, di fatto, creano poi le basi socio-culturali di matrice maschilista/patriarcale sulle quali la violenza sulle donne attecchisce. Vogliamo farli riflettere su come la violenza possa nascere da un contesto di accettazione inconsapevole di una cultura maschilista travestita da regole della normale socialità. E magari non avremo la campagna più professionale dell’universo ma avremo certamente messaggi veri e potenti da chi il futuro lo sta scrivendo in questi giorni e forse, dopo questa avventura, lo farà in maniera più consapevole”.
Alla conferenza stampa è intervenuto anche il Presidente Michele Emiliano: “Ci sono molti argomenti importantissimi che abbiamo affrontato oggi, uno su tutti quello del costruire la parità delle opportunità tra uomini e donne – ha detto il presidente – oggi voglio lanciare un messaggio a tutti quegli uomini che in questo momento hanno il sospetto di avere preso una strada di relazione con la propria famiglia che può portare a una tragedia. Perché parliamo di tragedie. Provate a capire se state per correre questo rischio e fatevi aiutare. Fatevi aiutare dai medici, fatevi aiutare dagli psicologi, dagli amici, ribellatevi al vostro destino e alla vostra cultura sbagliata nella quale pensate di poter assoggettare una donna e di non poter accettare l’idea che vi abbandoni.
Come c’è la nascita di un amore, così c’è la fine di un amore. E anche la fine di un amore può essere un modo per concludere al meglio una bella storia se si riesce a mantenere civiltà e se si riesce a mantenere affetto e rispetto. Non può essere la violenza la risposta, non si può costringere chi non vuol stare più con voi a rimanervi a fianco. Perché questo è inaccettabile e fa male. Fa male a tutti, fa male all’intera società che deve contare morti, come in una guerra di mafia. Siamo di fronte a una realtà che è sconvolgente per il numero dei delitti che gli uomini commettono ogni giorno a danno delle donne e anche dei loro figli. Una cosa inaccettabile. Fate in modo di farvi aiutare, per favore fatevi aiutare. Perché uccidere non è una soluzione mai”.